Avendo deciso all’ultimo istante, scelgo di raggiungere il capoluogo campano in macchina, come la volta precedente, per non essere legata agli orari dei treni. Il parcheggio è lo stesso, a Calata San Marco, zona piazza del Municipio (per maggiori dettagli leggi Vedi Napoli e poi muori).
Lasciata la macchina, inizio la giornata nel migliore dei modi, mangiando un favoloso cornetto ischitano (fatto con la pasta brioches) al bar Il Chicco d’Oro, proprio sulla piazza: delizioso!
Pronti, via: prima tappa è il murales dedicato ad Ipazia dal titolo “Care of Knowledge”, della street artist Mp5. Si trova ai margini dei Quartieri Spagnoli, in via Concezione a Montecalvario, a poche centinaia di metri da via Toledo, la strada dello shopping. L’opera porta ad un’ulteriore riqualificazione di questa zona della città e ritrae la filosofa e astronoma di Alessandria d’Egitto, uccisa nel V secolo d. C. da una folla di cristiani inferociti per le sue scoperte e teorie scientifiche.
I vicoli di questo rione di Napoli sono un inno alla street art e a due miti indiscussi della città: Maradona e Totò. In fondo a via Emanuele De Deo, c'è il tempio dedicato al "pibe de oro", un intero largo dominato da un gigantesco mural raffigurante il calciatore, con centinaia di immagini, ninnoli e bandierine per celebrare il giocatore più forte di tutti i tempi.
TIP: c'è un altro tempio che gli appassionati di Maradona non possono perdere, è il bar Nilo, dove è stato creato un vero e proprio altarino in onore del calciatore argentino, con esposti una sua ciocca di capelli e le sue lacrime.
Nota di servizio: puoi fare tutte le foto che vuoi previa consumazione di un caffè (che è buonissimo!)
Nel tempo questa zona ha preso il nome di "Largo degli Artisti" perchè molti street artist hanno deciso di lasciare qui un pezzettino della loro arte: l'argentino Francisco Basoletti ha omaggiato l'arte napoletana disegnando La Pudicizia, una delle sculture più famose della Cappella Sansevero. per le sue dimensioni, rivaleggia con il mural di Maradona!
Un tratto della vicina Portacarrese a Monte Calvario è stato rinominato via Totò; da entrambi i lati, infatti, troverai murales raffiguranti le scene più iconiche dei film di Antonio De Curtis: un commovente omaggio della città a colui che per primo l'ha fatta conoscere sul grande schermo.
TIP: sulla stessa strada si trova una delle pizzerie storiche di Napoli, l'Antica Pizzeria Prigiobbo, che proprone la pizza napoletana classica in un locale rustico a prezzi super economici!
Seconda tappa di questa giornata particolarmente calda e soleggiata è il Vomero, uno dei quartieri collinari di Napoli, che decido di raggiungere con la funicolare: da piazzetta Augusteo (che si apre proprio su via Toledo) arrivo a piazza Fuga. Il quartiere custodisce due perle: Castel Sant’Elmo e la Certosa di San Martino.
Castel Sant'Elmo è un’imponente fortezza medievale che sorge nel luogo di una chiesa di X secolo, dedicata a Sant’Erasmo. Ricavato, in parte, nella roccia viva (tufo giallo napoletano), trae origine da una torre d’osservazione normanna, chiamata Belforte. Il castello per la sua posizione strategica è stato, da sempre, un possedimento molto ambito: domina, infatti, la città e l’intero golfo di Napoli. Oggi ospita il museo permanente “Napoli e il Novecento”, ma è anche sede di mostre temporanee. Già solo la vista che si gode dai suoi camminamenti vale la visita!
A pochi passi da qui, affacciato su una terrazza panoramica, è l’ingresso al complesso monumentale della Certosa di San Martino.
Scorcio del chiostro della Certosa di San Martino
Foto di Martina
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Nel 1325 Carlo d’Angió, duca di Calabria, fece erigere il monastero dell’ordine dei certosini. Dell’opera originaria restano solo gli splendidi e suggestivi sotterranei gotici: la Certosa, infatti, tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Settecento, subì cambiamenti molto profondi. Nella seconda metà dell’Ottocento, diventa Museo Nazionale Italiano. L’itinerario museale alterna testimonianze della storia di Napoli a panorami mozzafiato, percepibili da loggiati, belvederi e giardini; la visita alla chiesa del monastero, alla sacrestia e al chiostro impreziosiscono una piacevole passeggiata attraverso la storia della città.
TIP: merita una visita il Parco di Villa Floridiana per la splendida vista che offre sulla città e sull'intero golfo, soprattutto al tramonto!
Per ogni zona ho una pizzeria da consigliarti: Acunzo 1964 ha alle spalle tre generazioni di pizzaioli!
Uscita, mi dirigo nel cuore di Napoli, a Spaccanapoli, usando la Pedamentina di San Martino. Questo è il percorso pedonale più lungo e antico della città: 414 gradini che regalano scorci di inattesa bellezza, accompagnati da un surreale silenzio, nonostante lo stato di abbandono in cui versano.
Ormai i morsi della fame si fanno sentire e, nel mio gironzolare, incrocio su via Benedetto Croce la friggitoria Passione di Sofì. Mi incuriosisce il cuoppo: un cartoccio gigante stracolmo di fritti che spaziano dalle crocchè, agli arancini, alle verdure pastellate, ai calamari. Ne prendo uno misto, di mare e terra e rimango stupefatta dalla quantità: con 6€ potrebbe mangiarci un esercito!
Molto soddisfatta (adoro i fritti!), continuo la mia passeggiata verso via dei Tribunali: mi aspetta la visita alla Napoli Sotterranea.
Criptoportico romano Foto di Martina |
Dopo questo bellissimo viaggio nel tempo, vengo nuovamente risucchiata nel caos cittadino di via dei Tribunali, giusto il tempo per andare a piazza Gerolimini a vedere dal vivo la "Madonna con la pistola", dono di Bansky alla città.
Protetta da un plexiglass, al posto dell'aureola sono tracciati i contorni di un revolver e il suo sguardo è rivolto verso l'alto, in segno di afflizione.
Il tempo a mia disposizione mi permette di spostarmi nel Rione Sanità, uno di quegli angoli dove sentire e percepire la Napoli viscerale, quella dei chiassosi banchi del mercato, dei motorini che sfrecciano, dei bambini che rincorrono un pallone e delle donne che stendono i panni alla finestra.
Uno dei tanti ingressi al rione è da Borgo Vergini, dove sono accolta da un variopinto murale liberamente tratto dalla Madonna della Sanità: "Nu'mmesca 'e fantasme cu ll'angiule" raffigura una Madonna dai caratteri afro che tenta di scacciare un demone dalla testa di Gesù Bambino; è simbolo dell'integrazione e dell'accoglienza che contraddistinguono non solo questo rione, ma tutta la città di Napoli.
Lungo via dei Vergini si incontra uno dei palazzi più famosi della città: il Palazzo dello Spagnolo. Costruito a partire dal 1738 dall'architetto Ferdinando Sanfelice, nell'Ottocento divenne di proprietà di un nobile spagnolo e, quindi, ribattezzato Palazzo dello Spagnolo. Una volta attraversato il maestoso portone, si resta ammaliati dalla felice invenzione tardo barocca delle scale aperte: la doppia rampa, come una scenografia teatrale, separa il cortile principale da quello secondario.
TIP: non scordarti di passare per vico Buongiorno, un vicolo che nell'Ottocento era il rifugio di briganti e malfattori e che oggi è stato riqualificato dalla street art!
C'è ancora tempo per una visita al Museo e Real Bosco di Capodimonte: l'austero palazzo rosso-grigio svetta alto sulla città e ospita la splendida pinacoteca dei re Borboni, con opere di Tiziano, Mantegna e Caravaggio. Capodimonte ebbe, fin dalla nascita, la funzione di reggia-museo. Carlo di Borbone ne promosse la costruzione per ospitare la sua corte e la raccolta di opere d'arte ereditata dalla madre Elisabetta Farnese.
Costruito a partire dal 1738, venne terminato solo 100 anni dopo. La Reggia subì alterne vicende: venne aperta al pubblico nel 1957 dopo essere stata residenza dei Savoia dal 1860 al 1947.
Il Salottino di Porcellana di Maria Amalia è il fiore all'occhiello della residenza borbonica: creato nel 1757 per la reggia di Portici, fu smontato e trasferito qui nel 1886. Composto da oltre 3000 pezzi che richiamano il gusto orientale tanto in voga nelle corti europee, è interamente realizzato in porcellana e ceramiche della Real Fabbrica di Capodimonte.
(Ingresso 10€)
Uno splendido parco, voluto sempre da Carlo di Borbone, corona il palazzo. Il re lo fece realizzare soprattutto per potervi praticare la caccia, suo passatempo preferito.
Ora la direzione è il Lungomare Caracciolo per il Pizza Village.
Siamo all’VIII edizione di una tra le feste più grandi d’Europa, che mira ad essere un trampolino di promozione per l’intero territorio campano attraverso uno dei suoi simboli: la pizza. Il villaggio è animato dalla presenza di 50 tra le più rinomate pizzerie, da eventi live e concerti gratuiti. L’idea vincente, secondo me, è quella della location: un villaggio all’aria aperta, con stand che consentono di mangiare guardando il mare e il tramonto. Che altro aggiungere?! Mi prenoto anche per l’anno prossimo!
Pizza Poker: margherita, salsiccia e friarielli, ripiena e fritta. |
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