Sono sempre andata nella città
partenopea per occasioni particolari (matrimoni, mostre e meeting) e non ho mai
avuto la possibilità di girarla da turista per concordare o meno con le parole
di Goethe.
Senza pensarci troppo su, salgo in
macchina e in due ore sono nel capoluogo campano: ho davanti a me un'intera
giornata in cui gironzolare tra vicoli, botteghe e chiese, assaggiare pizze
fritte, frittatine di pasta e sfogliatelle e lasciarmi stupire dalla bellezza
del golfo, sorvegliato dal Vesuvio.
Vicoli di Napoli Foto di Martina |
•Con tre amici, abbiamo diviso le
spese di casello e GPL per questa giornata alternativa. Con 22€ siamo andati,
tornati e abbiamo pagato un parcheggio custodito in zona piazza del Municipio:
meno che andare con il treno!
Lasciata la macchina in un parcheggio
custodito a Calata San Marco (zona Municipio), la prima cosa da fare è prendere
un buon caffè (qui è buono ovunque!) per poi incamminarmi al complesso
monumentale di Santa Chiara, nel centro antico della città.
La sua costruzione ebbe inizio nel
1310 per volere del re Roberto d'Angió e della consorte. Vennero costruiti due
conventi, uno femminile per le clarisse e uno maschile per i frati minori
francescani. La chiesa oggi si presenta nelle sue originarie forme gotiche,
dopo essere stata quasi rasa al suolo da un bombardamento nel 1943. Nella
semplice facciata è incastonato un antico rosone traforato mentre l'interno
custodisce numerose tombe di nobili e reali, tra le quali spicca il sepolcro di
Roberto d'Angió, il più grandioso monumento funebre del Medioevo. Il chiostro
subì, nel corso dei secoli, varie trasformazioni. Due viali
dividono lo spazio in quattro settori, fiancheggiati da pilastri, a pianta
ottagonale, rivestiti da maioliche con festoni vegetali. Le panchine maiolicate
hanno come tema delle rappresentazioni scene della vita quotidiana napoletana.
Le pareti del chiostro presentano affreschi seicenteschi raffiguranti santi,
allegorie e scene dell'Antico Testamento. All'interno, si può visitare il
museo, che conserva alcuni tesori scampati al bombardamento del 1943, un
impianto termale romano del I secolo d.C. e un tradizionale presepe del
Settecento.
Chiostro maiolicato del complesso di Santa Chiara Foto di Martina |
Uscendo dal complesso, arrivo in
piazza del Gesù Nuovo. Un'austera facciata in bugnato a punta di diamante, è
quanto rimane di un palazzo principesco che sorgeva qui, mentre all'interno la
chiesa del Gesù Nuovo, costruita per i Gesuiti nel 1584, incarna alla
perfezione il barocco napoletano.
Poco oltre, si apre la semicircolare
piazza Dante, progettata da Luigi Vanvitelli e ridisegnata nel 2002 da Gae
Aulenti. Al centro, troneggia la statua del sommo poeta: alle spalle, si apre
via Port'Alba, fiancheggiata da librerie ed edifici settecenteschi.
A poca
distanza, in via F. De Sanctis, la Cappella Sansevero, edificio rococò, ospita uno dei
simboli della città: il Cristo Velato, statua marmorea scolpita da Giuseppe
Sanmartino nel 1753. La sua bellezza è struggente e si rimane esterrefatti dal
panneggio del sudario che lascia intravedere le membra martoriate, i buchi dei
chiodi e la vena rigonfia sulla fronte di Cristo.
Il principe e anatomista
Raimondo di Sangro, committente dell'opera, realizzó due macchine anatomiche,
custodite nella cripta della cappella. Si tratta di due corpi, un uomo e una
donna, completamente scarnificati, nei quali si osserva perfettamente l'intero
sistema circolatorio. Probabilmente, venne iniettata nei corpi ancora in vita
una sostanza metallizzante.
Nella vicina piazza San Domenico Maggiore,
l'omonima chiesa barocca conserva tombe di nobili napoletani e di reali
d'Aragona. Ma qui, al numero 19, si trova anche una delle pasticcerie storiche
di Napoli: Scaturchio.
•SFOGLIATELLE: che vi piaccia frolla
o riccia, non si può lasciare la città senza averne mangiata una e senza averne
prese da portare a casa. Oltre a Scaturchio, altra pasticceria storica è
Pintauro, in via Toledo 275. Entrambe, a mio avviso, hanno solo il nome dalla loro parte.
Attanasio, zona stazione Garibaldi, e Mary, chiosco nella Galleria Umberto I,
invece, sono una garanzia: provare per credere!
Girando per il centro, mi ritrovo in
via Capitelli, dove vengo catturata dalla vetrina di Pan'e Muzzarell', un
piccolo alimentari, paradiso di qualsiasi buongustaio: panini napoletani,
frittate di pasta, torte rustiche, casatiello e mozzarella di bufala, ecco il
pranzo perfetto!
San Gregorio Armeno Foto di Martina |
Mi dirigo verso via di San Gregorio
Armeno, passando per via dei Tribunali: devo assolutamente assaggiare la pizza
fritta di Zia Esterina, un must!
TIP: via dei Tribunali un tempo era chiamata Decumano Maggiore per il ruolo centrale che svolgeva nell'impianto greco-romano della città. Oggi è il suo cuore pulsante, con il susseguirsi di chiese, palazzi storici e pizzerie. In via Fico del Purgatorio, una piccola traversa che la collega a via San Biagio dei Librai (meglio conosciuta come Spaccanapoli) troverai una delle attrazioni più fotografate: la statua in bronzo di Pulcinella di Lello Esposito. Alta 1.2 , è stata donata dall'artista nel 2012 alla città e da allora è considerata un portafortuna: si dice che toccare il suo naso porti bene, tant'è vero che in pochi anni è già consumato!
PULCINELLA E NAPOLI: la maschera di Pulcinella è molto cara ai napoletani; già conosciuta dai Romani, scomparve con l'avvento del Cristianesimo, per poi tornare in auge grazie alla Commedia dell'Arte.
La strada che costeggia San Lorenzo
Maggiore, capolavoro del gotico francese, è famosa in tutto il mondo per i
maestri del presepe napoletano. A dicembre, con il clima natalizio, passeggiare
tra le botteghe è tutta un'altra cosa, ma a me piace talmente tanto il Natale
che non resisto e mi accaparro una palletta per l'albero!
TIP: avete mai assaggiato la frittata di pasta? E' una tipica ricetta napoletana nata per non sprecare la pasta avanzata dal giorno prima, alla quale si aggiungono uova, scamorza e cubetti di prosciutto: una delizia per il palato e un classico street food a cui è impossibile rinunciare!
Arrivo al Duomo di San Gennaro,
consacrato all'inizio del XIV secolo. In una sontuosa cappella barocca è
conservata l'ampolla con la reliquia del sangue del santo patrono. Due volte
all'anno, a maggio e a settembre, folle di fedeli accorrono per assistere al
miracolo della liquefazione del sangue.
Poco più in là, il complesso del Pio Monte della Misericordia fu fondato nel 1601 da sette nobili
napoletani ed è tuttora attivo come istituzione benefica. Nella chiesa, sopra
l'altare maggiore, si ammira il capolavoro di Caravaggio "Sette opere di
Misericordia", dipinto tra il 1606 e il 1607: da rimanere senza fiato!
Proseguendo lungo via Duomo, al civico 288, il quattrocentesco Palazzo Cuomo ospita il Museo Civico Filangeri. La facciata è realizzata nelle forme del Rinascimento fiorentino ed è scherzosamente chiamata la "facciata mobile" perchè, durante i lavori di ampliamento della strada nel 1879, venne fedelmente ricostruita 20 metri più indietro. Nel 1882 l'illuminato principe Gaetano Filangeri vi allestì la sua ricca collezione di opere d'arte, donata, poi, alla città di Napoli nel 1888. La raccolta è composta da oltre 3000 pezzi tra armi, mobilio, dipinti, porcellane disposti ancora secondo l'affascinante percorso ottocentesco. Una scala elicoidale in piperno conduce alla sala Agata, dedicata alla madre del fondatore. Il pavimento è una piccola opera d'arte, formato da maioliche di fine Ottocento, una diversa dall'altra: raffigurano il manifesto dell'idea all'avanguardia del principe Filangeri. Da un suggestivo passaggio pensile, si accede alla biblioteca che contiene oltre 30.000 volumi.
(Ingresso 3€)
TIP: a poca distanza, di fianco alla chiesa di San Giorgio Maggiore, svetta il gigantesco murale, alto 15 metri, dell'artista napoletano Jorit, raffigurante San Gennaro.
Per spostarmi nei quartieri San Giuseppe
e San Ferdinando, prendo la metropolitana: scendo alla stazione Toledo,
incoronata dal Daily Telegraph come la più bella d'Europa.
Progettata
dall'architetto catalano O. T. Blanca, è un inno alla bellezza del mare e ai
suoi colori. L'elegante galleria commerciale Umberto I si apre alla fine di via
Toledo, strada dello shopping. Venne costruita alla fine dell'Ottocento, sul
modello di altre grandi città europee. Attraversandola, si raggiunge Castel
Nuovo, meglio conosciuto come Maschio Angioino. Eretto alla fine del XIII
secolo da Carlo I d'Angió, in epoca rinascimentale vi venne aggiunto l'arco di
trionfo (1453-70) come simbolo dell'ascesa al potere da parte degli spagnoli.
La Sala dei Baroni oggi è sede del Consiglio Comunale.
Prendendo via San Carlo, sulla
sinistra, si apre il Teatro San Carlo, celeberrimo tempio della lirica,
costruito nel 1737. Proseguendo, arrivo, finalmente, in piazza del Plebiscito.
La chiesa di San Francesco di Paola, del XIX secolo, occupa metà della piazza.
Con il suo prospetto neoclassico e il porticato, si ispira al Pantheon di Roma.
Di fronte, si apre il maestoso Palazzo Reale, costruito all'inizio del XVII
secolo da Domenico Fontana, per volere del viceré spagnolo. La sublime
scalinata d'ingresso venne aggiunta nel 1727. Oltre agli interni, dalle
splendide sale arredate, meritano una visita anche i giardini.
Nell'Ottocento,
la piazza fu teatro di parate e feste popolari. Fino agli anni '90 del XX
secolo, era adibita a parcheggio, per poi essere riqualificata e diventare uno
dei simboli della rinascita culturale di Napoli.
Qui, ad angolo, si trova il famoso e
storico Caffè Gambrinus, anche se il miglior caffè si beve al Caffè del
Professore, al civico 46 di piazza Trento e Trieste.
Dopo una doverosa sosta caffè (ho
perso il conto di quanti ne ho presi!), scendo verso il lungomare, da dove
ammiro Castel dell'Ovo. L'imponente edificio sorge su un isolotto, collegato
alla costa da un piccolo ponte. Il nome deriva da una leggenda legata alla
figura di Virgilio: il poeta latino avrebbe fatto murare un uovo nelle
fondamenta, ammonendo che dalla sua integrità sarebbero dipese le sorti di
Napoli.
Da piazza del Plebiscito parte una delle strade più famose di Napoli, via Chiaia, i cui gradoni sono diventati iconici. Sono tanti i palazzi storici che incontrerai nella tua passeggiata, tra cui Palazzo Mannajuolo, la cui spettacolare scalinata interna è comparsa in uno dei film di Ozpetek, e Palazzo Serra di Cassano, uno dei tanti esempi della maestria dell'architetto napoletano Ferdinando Sanfelice.
Ormai, con i piedi in fiamme, sogno
una fantastica pizza con cui concludere la giornata: 50kalò, a Mergellina, soddisfa a pieno il
mio desiderio. Un'ultima occhiata al golfo, stavolta illuminato, e sono pronta
per risalire in macchina, con la sicurezza di voler ritornare per vivere ancora
questa meravigliosa città: Goethe aveva ragione!
TIP
•LA PIZZA: nonostante molte città ne
rivendichino la paternità, la vera pizza si mangia qui. Due sono i gusti
"ammessi" nello storico ristorante Da Michele, quelli della tradizione: la
marinara e la margherita. Altra storica e buonissima pizzeria è Sorbillo in via dei Tribunali. Armatevi di
pazienza: per mangiare in questi locali c'è sempre fila e non si accettano
prenotazioni!
Nessun commento:
Posta un commento