VITERBO: NON SOLO LA CITTA’ DEI PAPI

Continuiamo ad esplorare le bellezze del Lazio, regione che, troppo spesso, viene associata alla sola Roma.
Andando verso la Toscana si incontra un piccolo angolo incontaminato di Medioevo: Viterbo, capoluogo della Tuscia, l’antica Etruria (corrisponde alla parte nord-occidentale dell’attuale regione Lazio, delimitata dal confine toscano, dal medio e basso corso del Tevere, e dal Tirreno).

Il centro storico di Viterbo è meravigliosamente fermo nel tempo; passeggiare nel quartiere di San Pellegrino, su Corso Italia o in piazza Fontana Grande, permette di tornare indietro nel tempo.
Per visitare il centro storico è sufficiente anche una sola giornata: si raggiunge comodamente la città con il treno (la stazione più vicina al centro è quella di Porta Romana), con il pullman o con la macchina, lasciandola nei numerosi parcheggi a pagamento (Sacrario e Porta Romana, lungo le mura, in prossimità di piazza del Teatro o a Valle Faul, da cui si raggiunge il centro grazie a nuovissimi ascensori).

Il giro incomincia da piazza San Lorenzo. Il nome deriva dal duomo della città, la Cattedrale di San Lorenzo, dove si affacciano anche il Palazzo dei Papi ed il Museo del Colle del Duomo. Per visitarli tutti e tre esiste un biglietto integrato che comprende l’ingresso al Palazzo dei Papi, alle parti nascoste della cattedrale e al Museo Colle del Duomo, con audioguida inclusa, a 9 €: da non perdere. Potete leggere tutte le informazioni e gli orari su questo sito.

La Cattedrale di San Lorenzo fu costruita nel XII secolo, ma furono effettuati molti interventi di restauro a seguito dei bombardamenti del 1944, che la distrussero in gran parte. Sorge su un preesistente sacello dedicato a San Lorenzo, a sua volta edificato su un tempio pagano in onore di Ercole. La struttura romanica è stata rimaneggiata nel XVI secolo; la facciata è in stile rinascimentale e risale alla seconda metà del XVI secolo.

Palazzo dei Papi
Foto di Arianna
Al Palazzo dei Papi si accede dalla splendida Loggia delle benedizioni (1267), uno dei simboli della città, di elegante e raffinata fattura, con intrecci di archi a sesto acuto. È proprio da questa Loggia che si affacciava il Papa neo eletto, scelto nell’aula del Conclave, spoglia ma simbolica, che potrete visitare. Qui si svolse il conclave più lungo della storia, durato ben 1006 giorni, dal 1268-1271: i 19 cardinali che, dopo ben 20 mesi, non avevano ancora scelto il nuovo papa, furono chiusi a chiave in questa sala (da cui prese il nome clausi cum clave).
Il Museo Colle del Duomo è stato realizzato nell’anno giubilare 2000 dalla Curia Vescovile per conservare e valorizzare il patrimonio della diocesi. La collezione del museo è articolata in tre sezioni: la sezione Archeologica, la sezione Storico Artistica e infine la sezione di Arte Sacra e Tesoro dei Papi.

Dopo aver terminato la visita, si prosegue verso San Pellegrino, il cuore medievale di Viterbo, dove è possibile ancora ammirare torri, palazzi caratterizzati dai tipici profferli, (scale esterne che conducono al pianerottolo di accesso), e case a ponte, ossia due case separate dalla strada che creano suggestivi passaggi coperti. Da non perdere ogni anno tra la fine di Aprile ed i primi di Maggio, la festa di San Pellegrino in Fiore, dove la stragrande maggioranza delle vie del quartiere viene abbellita da composizioni floreali. Passeggiando, perdetevi tra le strade e i vicoli per poi arrivare sulla piazza omonima del quartiere, dove si affacciano il Palazzo degli Alessandri, residenza signorile duecentesca, e la Chiesa di San Pellegrino. Il Ponte del Paradosso conduce, poi, nel quartiere Pianoscarano, uno dei più antichi della città. Era separato dal resto della città dal torrente Paradosso e collegato ad essa da un piccolo ponte che porta lo stesso nome.
Il torrente è ormai interrato e al suo posto ci sono orti e giardini; il ponte, invece, è quello ancora esistente che si attraversa.

Giunta l'ora del pranzo, avete l'imbarazzo della scelta! Nel centro sono numerosi i locali dove si gustano piatti tipici locali come l’acquacotta, una zuppa a base di cipolla, olio, pomodoro, uova, pane raffermo e pecorino, che, come si può intuire dagli ingredienti, costituiva il piatto base dei contadini. Oppure, tra i primi piatti, i lombrichelli, pasta straccia e pappardelle, conditi con sughi di cinghiale, lepre o funghi locali; tra i secondi, l’agnello, il pollo, il coniglio, il cinghiale e il maiale la fanno da padroni. Accompagnate il tutto con ottimi vini delle cantine circostanti, mi raccomando.


Soffitto delle sale interne del Palazzo dei Priori
Foto di Martina




Vicino al Sacrario, in via Sant'Agostino 12, c’è una delle osterie più amate dai giovani e dagli studenti, l'Antica Taverna: a pranzo, il menù fisso a 14 € offre un pasto completo, dall'antipasto al dolce, bevande comprese. E' piccolo e molto affollato e si mangia divinamente: prenotate!





Cortile interno di Palazzo dei Priori
Foto di Martina

Con qualche chilo in più, si riprende a passeggiare in direzione Piazza del Plebiscito dove si visitano il cortile interno di Palazzo Priori, attuale sede del comune, e alcune sale interne riccamente affrescate, tra le più belle la Sala Regia. 
Da qui, si imbocca una stradina che conduce in piazza delle Erbe, abbellita da una splendida fontana; all'inizio di Corso Italia, un pit-stop al Gran Caffè Schenardi, locale storico della città, è d’obbligo; proseguendo lungo il corso, si arriva a piazza del Teatro dove, girando su via Santa Rosa, si arriva al santuario a lei dedicato e alla casa dove visse.



Viterbo è, infatti, conosciuta anche come la città di Santa Rosa: il 3 settembre di ogni anno si celebra l’anniversario della traslazione del corpo della giovane, avvenuta nel 1258,  con il trasporto della cosiddetta Macchina di Santa Rosa, una torre di 30 metri dal peso di 50 quintali, portata a spalla da cento uomini, i Facchini di Santa Rosa, per le vie della città, illuminata per l’occasione dalla sola Macchina. In via di San Pellegrino si può visitare il Museo del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa che permette di conoscere meglio la festa del trasporto della Macchina e il ruolo dei Facchini. Nel museo sono esposti modellini e disegni delle numerose macchine utilizzate negli anni precedenti, insieme a documenti e video della festa. 

La Macchina di Santa Rosa
Foto di Arianna
Dal dicembre del 2013 il Comitato Intergovernativo UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Immateriale ha iscritto, per l’Italia, “Le feste della rete delle grandi Macchine a spalla” nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Immateriale dell’ Umanità. Le feste che ne fanno parte sono: il Trasporto della macchina di Santa Rosa di Viterbo, la festa dei Gigli di Nola, La Varia di Palmi e la Faradda dei Candelieri di Sassari.

Viterbo e i viterbesi sono molto legati alla festa e alla loro Santa, che nacque nel 1233 affetta da una grave malformazione: la mancanza dello sterno. Solitamente, la morte avviene entro i tre anni di vita, ma Rosa visse miracolosamente fino a 18 anni. Il corpo della Santa, in ottimo stato di conservazione, è esposto nella Chiesa a lei dedicata, mentre nel vicino Santuario si visita la casa dove nacque, visse e morì la giovane.


A questo punto, non rinunciate all’aperitivo da Blitz  (lungo Corso Italia), per poi cenare al ristorante la Chimera, locale tipico e molto carino, dove si mangia dell'ottima carne alla brace (se avete voglia di pizza, il Monastero è il locale giusto: fa delle pizze gigantesche, molto condite e buonissime).

Anche questa è una tappa da non perdere!

NB. Se avete ancora un po' di tempo vi suggerisco un giro nella splendida Villa Lante, a pochi passi dal capoluogo della Tuscia, trovate il mio articolo qui.


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