Sin dai tempi dell'università,
sono sempre stata affascinata dalla famiglia Farnese: originaria della
Tuscia, già nel XII e XIII secolo, i membri di
questa casata rivestirono importanti cariche politiche
ed ecclesiastiche. Ma la potenza della famiglia si manifesta appieno nel XVI secolo con Alessandro Farnese,
divenuto papa con il nome di Paolo III, nel
1534. Con ancora impresse nella memoria le
lezioni riguardanti il ciclo pittorico che decora le stanze di Palazzo Farnese a Caprarola, ho dato forma a
quelle che erano solo immagini sui libri.
In
una calda giornata di agosto, mi metto in macchina e percorro i 60 km che mi
separano da Caprarola. Con un'ora e un quarto arrivo nel paesino della Tuscia, di impianto medievale, posto sul
versante orientale dei Monti Cimini. Sorge su
uno sperone tufaceo, a 520 metri di
altitudine. La caratteristica del centro storico è essere tagliato in due dalla "Via Dritta", che culmina
nel piazzale dove si trova Palazzo Farnese. Il
palazzo-fortezza doveva consacrare la potenza
e la gloria del nobile casato a livello europeo. Per questo, Alessandro
Farnese, ancora cardinale, aveva incaricato Antonio da Sangallo il Giovane di iniziare la costruzione, nel 1530.
Fu questo architetto a dare la caratteristica
forma pentagonale alla dimora e a conferirgli
l'aspetto di una fortificazione. I lavori si arrestarono
per la morte del Sangallo, vennero ripresi dal Vignola che li seguí fino al 1564. Vennero ultimati nel 1575,
mentre i giardini molto più tardi.
L'imponente mole dell'edificio è
il fulcro dell'abitato: si accede, tramite una scalea a doppia rampa
elicoidale, ad una prima terrazza, poi, tramite un'altra scalinata a doppia
rampa, all'ingresso principale. Da qui, si domina tutta la campagna
circostante. Il palazzo è diviso in cinque
piani: la parte che affaccia ad est è quella
invernale, mentre quella che affaccia a nord è l'ala estiva. Attraversato
l'ingresso principale, si è al piano dei Prelati, composto da un salone
d'ingresso, dalla Sala di Giove e dal cortile, di forma circolare e racchiuso
da un portico dorico. Si sale al Piano Nobile
tramite la Scala Elicoidale, capolavoro del Vignola, scandita da 30 colonne
doriche e interamente affrescata.
I gradini, ampi e bassi, consentivano la
salita addirittura con i cavalli! In questo
piano convivono gli ambienti di rappresentanza e gli ambienti privati, distinti dalle tematiche dei cicli iconografici.
Al famoso letterato cinquecentesco Annibal
Caro, Alessandro Farnese aveva affidato lo
studio delle allegorie e dei miti da affrescare. Vennero chiamati a svolgere questo compito gli artisti più rinomati
del tempo: i fratelli Zuccari, il Bertoja,
Giovanni de' Vecchi, Raffaellino da Reggio, Giovanni Antonio da Varese, Antonio
Tempesti.
La scala elicoidale Foto di Martina |
Le due sale che glorificano le gesta e i personaggi della famiglia Farnese sono la Sala dei Fasti Farnesiani e la Sala del Concilio di Trento, entrambe dipinte da Taddeo Zuccari. Altre sale degne di nota sono la Sala del Mappamondo e la Sala degli Angeli o degli Echi.
Cortile interno Foto di Martina |
La prima presenta sulle pareti carte geografiche affrescate dei quattro continenti allora conosciuti e singole carte dell'Italia, della Giudea e dell'intero globo. Sulla volta, invece, è dipinto il sistema planetario con le costellazioni dello zodiaco. Nelle finte nicchie, sopra le porte, sono i ritratti i grandi esploratori: Magellano, Marco Polo, Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, e Fernando Cortez. La seconda sala, adiacente, è opera di Giovanni de' Vecchi e Raffaellino da Reggio. Vi sono affrescate la Cacciata di Lucifero dal Paradiso, il profeta Daniele nella fossa dei leoni e varie apparizioni di angeli. Ma la Sala è nota per dei particolari effetti acustici: se due persone si mettono agli angoli opposti e bisbigliano qualcosa rivolti verso la parete, le parole giungeranno all’orecchio dell’altra come se stessero avendo una conversazione l'uno accanto all'altro. Provare per credere! Questo era uno stratagemma adottato da Alessandro Farnese per tenere ogni discorso sotto controllo. Ultima meraviglia che cela il palazzo-fortezza è lo splendido giardino all'italiana, posto sul retro, con fontane, giochi d'acqua, ninfei e labirinti, secondo il gusto cinquecentesco. Purtroppo è chiuso la domenica e i giorni i festivi: tenetelo a mente quando pianificherete la vostra visita!
TIPS
•LE SCALE NASCOSTE: all'interno
delle pareti del palazzo, sono mimetizzate le scale che usava la servitù per andare dai
propri alloggi, posti in basso, ai piani alti:
non si potevano, di certo, mischiare con i nobili!
•ITINERARIO FARNESIANO: i Farnese
hanno eretto molti palazzi nella Tuscia, loro territorio d'origine.
Infatti, a Gradoli, a Valentano, nel borgo Farnese (che ha dato i natali al
casato), a Castro vi sono residenze che
meritano una scappata!
•RISERVA NATURALE DEL LAGO DI VICO: tutela circa 3240 ettari nel comune di Caprarola. Vale la pena
intraprendere una delle molte escursioni, che
sia una breve passeggiata lungo le sponde del lago o un sentiero più impegnativo.
•PARCO DEI MOSTRI DI BOMARZO:
vicino a Caprarola, questo parco noto anche come Bosco Sacro, venne
realizzato da Pirro Ligorio nel 1552 per
stupire i visitatori. La "Villa delle Meraviglie" è un continuo
susseguirsi di statue e sculture monumentali
realizzate in peperino, che si fondono con la natura circostante. Maggiori info
su www.sacrobosco.it
È stata una delle gite più belle fatte intorno a Roma
RispondiEliminaAnche io sono dello stesso avviso.
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