“Dream. L’arte incontra i sogni” è l’ultima mostra di una trilogia
curata da Danilo Eccher che ha come obiettivo quello di avvicinare l’arte
contemporanea al grande pubblico.
Nella cornice rinascimentale del Chiostro del
Bramante, si è partiti dall’analisi della complessità dei sentimenti amorosi
con “Love. L’arte incontra l’amore”, per passare all’esaltazione della gioia
con “Enjoy. L’arte incontra il divertimento”, fino ad approdare alla dimensione
dell’onirico con quest’ultimo grande progetto che analizza le nostre sensazioni
più profonde.
"Untitled", A. Kapoor |
Un percorso innovativo e coinvolgente permette al visitatore di
entrare in contatto con l’inconscio, evadendo dalla realtà e facendo i conti
con i propri desideri. Ad occhi aperti oppure chiusi, di giorno o di notte, realizzati
o nel cassetto, i sogni sono ciò che ci aiuta e ci stimola ad andare avanti: in
questa mostra possiamo vedere come l’arte contemporanea si approcci a questa
dimensione e come i suoi massimi esponenti ce la disvelino attraverso linguaggi
poetici che puntano alla riflessione.
La chiave di lettura per accedere ai
“vasti e profondi territori dell’anima”, come afferma il curatore Danilo
Eccher, è l’esplorazione di noi stessi, l’emozione che da essa scaturisce,
sentimenti racchiusi nella parola dream.
"Light is time", T. Tane |
Le grandi opere di maestri come Luigi
Ontani, Bill Viola, Anish Kapoor, Anselm Kiefer formano un unico, grande
racconto insieme ai lavori site-specific pensati ad hoc per lo spazio museale.
Nell’opera “Suspended Tree” di H. Håkansson, un albero sospeso è identificato
con il sogno: entrambi tendono al cielo per indagare ciò che ancora non lo è
stato; le sculture in alabastro di A. Kapoor fanno riflettere sul concetto di
infinito tramite le rosse venature astratte che rappresentano il flusso di
coscienza e spingono a scavare nell’io più profondo; sotto la pioggia
purificatrice il sognatore comincia una nuova avventura: è quello che T. Tane
trasmette con la sua installazione “Light is time”, nella quale oltre 65.000
piastre metalliche brillano nel buio, simboleggiando una pioggia dorata che
rallenta i movimenti e dilata lo spazio. Ecco che veniamo accolti nel grembo di
madre terra grazie all’opera site-specific di A. Kehayoglou: tappeti che
riproducono i paesaggi della Patagonia rivestono le scale interne del Chiostro,
trasportandoci nella dimensione del sogno.
Il leit motiv del sogno conduce il visitatore attraverso tappe, soste e
ripartenze, scandite da memorie personali e collettive sospese nel tempo, dal
confronto con la natura, dall’immersione nell’ombra e dall’esaltazione della
luce.
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