Il Museo di Roma, ospitato nella cornice settecentesca di Palazzo Braschi,
rende omaggio alla città con la mostra “Roma
nella camera oscura. Fotografie della città dall’Ottocento ad oggi”. Le
protagoniste sono due: la Città Eterna e la fotografia, di cui si celebrano i
180 anni dalla nascita. Le 320 immagini provenienti dall’Archivio Fotografico
del Museo, raccontano, in un puntuale excursus, i passi e i temi più
significativi della storia fotografica di Roma, prima dell’avvento della
tecnologia digitale.
Allestimento della mostra Foto di Martina |
La mostra, a cura di Flavia Pesci e Simonetta Tozzi, è un’interessante
intreccio di diverse chiavi di lettura e diversi punti di vista: muovendosi
dagli esordi della fotografia in città, si seguono sia le evoluzioni della
tecnica fotografica che il cambiamento radicale subito da Roma nei decenni. Dai
lavori degli artisti qui esposti si evince un rapporto viscerale con la Capitale,
uscito finalmente dall’anonimato per acquistare il valore di “fotografia di
ricerca”.
Già nel 1839 a Roma iniziano ad operare i primi dagherrotipisti, fissando
l’immagine su una lastra argentea, secondo il sistema presentato da Daguerre
all’Accademia delle Scienze di Parigi; si passerà, ben presto, alla fotografia
stampata su carta da un negativo. Il primo circolo fotografico d’Italia, la
cosiddetta scuola di Pittori-Fotografi, nasce proprio in questo periodo nella
Città Eterna: giovani vicini all’Accademia di Francia, ma anche italiani e
britannici, si riuniscono al Caffè Greco di via Condotti, in un clima di
fervido scambio artistico.
Il rapporto tra fotografia e archeologia è
assolutamente complementare, a testimonianza della grandiosità del passato di Roma
e per soddisfare un sempre più crescente mercato internazionale. Emblematico è
il caso dell’archeologo inglese Parker, che commissionò a fotografi
professionisti una straordinaria documentazione della Roma antica.
Colosseo, 1865 |
Con l’Unitá
d’Italia, la fotografia ebbe una rapida diffusione, cercando di rifuggire dalle
accuse di semplice riproduzione del reale e perseguendo la legittimazione delle
sue potenzialità artistiche. Inizialmente a Roma, la fotografia era legata, per
lo più, al mercato delle immagini-ricordo ma, con la sua elezione a capitale
d’Italia, si moltiplicarono i campi in cui questa poteva essere applicata. La
città attuó una serie di interventi urbanistici che le conferirono solidità e
autorevolezza, grazie alla costruzione di imponenti palazzi, ampi viali e
piazze. Le demolizioni furono immortalate da noti fotografi, come Cesare
Faraglia e Filippo Reale. I mutamenti che la città vive sono epocali: si passa
dalla pigra città papalina ad una vivace capitale europea, abitata dall’emergente
ceto borghese. La narrazione per immagini è articolata in nove sezioni, nelle
quali vengono affrontate le diverse tematiche, declinazioni e tecniche
dell’affascinante arte fotografica. Chiudono il percorso espositivo quattro
video originali dal titolo Flâneur Roma, ispirati a Charles Baudelaire e Walter
Benjamin, realizzati con immagini in movimento, catturate da studenti della
Rome University Fine Arts girovagando per i quartieri della città.
Ancora una volta, il Museo di Roma riesce a raccontare la storia
della città in chiave storico-documentaria, grazie a questa esposizione, le cui
immagini assolvono al duplice compito di illustrare gli aspetti della Roma del
tempo e l’evoluzione della fotografia.
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