Itinerario alla scoperta dei tesori arabo-normanni e barocchi
Palermo è una città che stupisce per il costante stridore tra
magnificenza e trascuratezza, che è, tuttavia, la sua nota caratterizzante:
convivono gomito a gomito palazzi dalle splendide facciate barocche con stabili
in completo abbandono, chiese che sono perle del barocco siciliano con case in
stato di degrado; proprio in questo risiede la magia di una città che ha subito
diverse dominazioni (araba, normanna, spagnola) e che nella sintesi di queste
ha trovato la sua personalità.
Scopriamola insieme in questo itinerario di quattro giorni.
Da Roma moltissime compagnie atterrano all’aeroporto di Punta
Raisi Falcone e Borsellino a prezzi davvero concorrenziali (Rayan Air e Vueling
in primis): non vi sarà difficile, prenotando con un po’ d’anticipo, trovare
quello che fa per voi. Per quanto riguarda l’alloggio, abbiamo optato per un
B&B, l’Abbacó, in pieno centro storico (traversa di via Maqueda): carino,
pulito e con camere spaziose, i proprietari sono estremamente accorti nel
soddisfare ogni esigenza e nel dare consigli sulla città; unica pecca la
colazione: come accade per molti B&B, è convenzionata in un bar vicino ma è
veramente molto scarsa: o caffè o cappuccino e un cornetto!
TIP: raggiungere dall’aeroporto il centro città è molto
semplice; ci sono due opzioni, il treno Trinacria Express con capolinea alla
stazione di Palermo Centrale (per gli orari consultate il sito di Trenitalia) o
il pullman della compagnia Prestia e Comandè che effettua molte fermate nel
centro storico. Abbiamo scelto quest’ultima soluzione: le partenze sono ogni 30
minuti e i biglietti si possono fare al botteghino nella hall degli arrivi (10€
a/r) o direttamente a bordo, con un supplemento (6.3€ a corsa).
DAY 1
Arrivati con un volo di mattina presto, una volta effettuato
il check-in nel B&B, abbiamo tutto il pomeriggio a nostra disposizione!
Capitale della Cultura nel 2018, chiamata “il Fiore” dai
Fenici, il centro storico di Palermo si divide in quattro quartieri chiamati
“mandamenti”. Via Maqueda è uno degli assi principali, creato alla fine del XVI
secolo. Percorrendola si arriva al Teatro Massimo, uno dei simboli della città
ma non possiamo resistere ai morsi della fame: poco prima dello slargo del
teatro, una tenda con la scritta Street Food ci invita a sederci e a gustare
alcuni piatti tipici, panino ca meusa (milza), pane e panelle (frittelle di
farina di ceci) e arancina al ragù, tutto buonissimo!
TIP: a Palermo si chiamano arancine, al femminile e non al
maschile, non sbagliatevi! Ne esistono di tutti i tipi ma le classiche sono al
ragù o al burro, cioè con ripieno di prosciutto e formaggio.
A pancia piena, possiamo prestare maggiore attenzione ad uno
dei più importanti teatri lirici d’Europa, iniziato da Giovan Battista Basile
nel 1875 e completato dal figlio Ernesto. La vasta cupola sormonta la facciata
ispirata ai templi antichi: con i suoi 1390 posti a sedere è il terzo in Europa
per dimensioni, dopo Parigi e Londra. Di fronte si aprono sue caratteristiche
vie pedonali, via dell’Orologio e via Bara all’Olivella, animate da localini e
botteghe artigiane, che portano alla bella piazza dell’Olivella, dominata dalla
chiesa barocca di Sant’Ignazio. Leggenda vuole che la chiesa, costruita alla fine
del XVI secolo, sia stata eretta nel punto in cui in passato si trovava la
villa della famiglia di Santa Rosalia, patrona della città. Addentrandoci nei
vicoli del mandamento La Cala, situato vicino all’antico porto, arriviamo
all’Oratorio di Santa Cita, il massimo capolavoro del Serpotta (biglietto
d’ingresso 4€). L’oratorio venne costruito per celebrare la vittoria degli
Spagnoli nella battaglia di Lepanto che segnò il prevalere del cristianesimo
sull’islamismo. Il tripudio di cherubini che decora le finestre, le cornici e
gli stemmi vi farà rimanere esterrefatti! A poca distanza, altro oratorio degno
di nota è quello del Rosario (biglietto 4€): costruito nel 1573, quattordici
quadri illustrano i misteri e, sopra l’altare, è esposta la splendida Madonna
del Rosario di Anton Van Dyck. L’oratorio è disseminato di simpatici putti
paffutelli, sempre opera del Serpotta. Ci incamminiamo verso la chiesa di San
Domenico, il Pantheon di Palermo, affacciata su una piazzetta dominata dalla
statua della Madonna, posta in cima ad una colonna. La chiesa risale al XVII
secolo e ospita le spoglie di illustri palermitani: qui sono sepolti il
Serpotta, l’imprenditore Vincenzo Florio, il magistrato Falcone sulla cui
lapide è commovente leggere i messaggi di affetto e stima lasciati dalle
persone comuni.
Proprio su questa piazzetta si apre un accesso alla Vucciria,
il pittoresco mercato che si svolge sin dall’XI secolo, il cui nome deriva dal
francese boucherie, macelleria. Il mercato è quello rappresentato da Renato
Guttuso nella sua celebre tela, oggi conservata all’Università di Palermo. Non
solo è interessante girarlo di giorno, con i banchi aperti, e perdersi nel suo
vociare indistinto, ma ciò che più mi è piaciuto é stato camminare per le sue
stradine di pomeriggio, senza confusione, e osservare tutti i murales e le
opere di street art.
Prendiamo via Vittorio Emanuele, la via principale di
Palermo, chiamata anche Cassaro, perché collegava il palazzo dell’emiro al
mare. L'estremità è delimitata da Porta Felice oltre la quale si apre il Foro
Italico, detto anche Foro Umberto I, ossia l’antica passeggiata affacciata sul
mare dell’aristocrazia cittadina. Poco distante, la passeggiata delle Cattive,
costruita nel 1823 sulle mura che delimitavano il lungomare, deve il nome alla
parola che in passato indicava le vedove; la camminata, situata più in alto
rispetto alla classica, era ad uso esclusivo delle vedove perché assicurava
loro maggior discrezione. Nella vicina piazzetta che costeggia la Loggia di San
Bartolomeo, scopriamo una navetta gratuita che gira il centro storico: la
prendiamo, felici di poterci riposare un po’! Tornati in zona Teatro Massimo,
ci rilassiamo prendendo un aperitivo all’Antico Caffè Spinnato, uno dei locali
storici di Palermo, per poi andare a cena da Noi’s, locale in via Judica:
l’ambiente è molto carino ed accogliente, con piatti che uniscono la cucina
tradizionale con un po’ di estro creativo, il tutto a prezzi giusti; vi
consiglio le fettuccine con pistacchi e gamberi: da leccarsi i baffi.
DAY 2
Eccoci pronti per un altro giorno alla scoperta di questa
stupefacente città.
Per prima cosa ci dirigiamo ai Quattro Canti, una piazza
ottagonale situata all’incrocio dei due principali assi viari della città, via
Maqueda e via Vittorio Emanuele, dalla quale si dipartono i quattro quartieri
del centro storico. Costruita tra il 1609 e il 1620, i quattro prospetti si
dividono su più livelli: al piano inferiore, fontane che rappresentano i fiumi
antichi che attraversavano Palermo, poi le allegorie delle stagioni,
successivamente statue dei più importanti re spagnoli e, infine, le sculture
delle quattro sante patrone, Sant’Agata, Santa Ninfa, Sant’Oliva e Santa
Cristina, prima del l’avvento di Santa Rosalia. Da qui si intravede subito
piazza Pretoria, dominata da una splendida fontana in marmo di Carrara del
1554; su questa si affacciano il Palazzo Pretorio, sede del Comune, la chiesa
di Santa Caterina d’Alessandria, del XVI secolo, e due palazzi baronali. Di
fronte, si scorge la bella cupola smaltata della chiesa di San Giuseppe dei
Teatini. Proseguendo, si incontra un’altra splendida piazza, piazza Bellini,
sulla quale insistono importanti edifici: il Teatro Bellini, Palazzo
Pretorio e tre chiese, Santa Caterina, Santa Maria dell’Ammiraglio, conosciuta
come la Martorana, e San Cataldo. Queste ultime due sono un’importantissima
testimonianza del periodo normanno e sono inserite nel sito seriale UNESCO
Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale.
La chiesa della Martorana e di San Cataldo Foto di Martina |
TIP: la frutta martorana deve il suo nome alla chiesa di
Santa Maria dell’Ammiraglio. Secondo la tradizione, le monache del convento
annesso alla chiesa crearono con farina e zucchero dei frutti finti per
sostituire quelli raccolti dal loro giardino e abbellirlo in occasione della visita
del papa dell’epoca. Oggi viene preparata specialmente in occasione della Festa
dei Morti.
La chiesa della Martorana venne eretta nel 1143 da Giorgio
d’Antiochia, ammiraglio greco-siriano del re normanno Ruggero II; nel 1194
venne costruito nei pressi un convento benedettino dalla nobildonna Eloisa
Martorana, cui fu concesso l’uso della chiesa. All’interno sono conservati
magnifici mosaici appartenenti al primitivo impianto. Anche la chiesa di San
Cataldo fu fondata in epoca normanna (XII secolo): le cupole rosate e la vicina
palma la fanno sembrare un’oasi nordafricana; oggi è la sede dell’Ordine
equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Da qui non possiamo non fare un
giro nel più antico mercato storico di Palermo, Ballaró: nel Medioevo si sviluppava
intorno alla moschea, proprio come vuole la tradizione dei suq arabi. Spezie,
pesci, carne: qui i palermitani vengono ancora a fare la spesa e la sera
diventa il luogo di ritrovo dei giovani.
Il centro storico di Palermo è grande ma le distanze si coprono
con facilità a piedi. Prossima tappa è San Giovanni degli Eremiti, un’oasi di
calma a due passi dal Palazzo dei Normanni; la chiesa, eretta nel 1132, sorge
su un’antica moschea e doveva ospitare gli eremiti benedettini. Le cinque
cupole rosate ricordano quelle di San Cataldo, in stile arabo-normanno.
Dell’antica abbazia si è conservato lo splendido chiostro dalle colonnine
binate del XIV secolo. Da qui già si intravede la sagoma del Palazzo dei
Normanni (biglietto da 12€), cuore della Palermo arabo-normanna, divenuto dal
2015 Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. In quest’area si sviluppò il nucleo più
antico della città: Fenici, Romani, Arabi e Normanni vi concentrarono gli
edifici più rappresentativi. Abbandonato nel 938 dall’emiro, tornò ad essere
residenza reale sotto i Normanni; nuovamente abbandonato, nel XVI secolo fu
restaurato dai viceré spagnoli; oggi è sede del parlamento regionale siciliano.
Al suo interno la Cappella Palatina è il più evidente simbolo del potere
politico normanno e del sincretismo culturale che ha fuso elementi bizantini,
islamici e romani. Rimarrete incantati dalla profusione di oro negli splendidi
mosaici, realizzati tra il 1140 e il 1170, raffiguranti episodi dell’Antico
Testamento e della vita di Gesù.
Altro simbolo del sincretismo culturale è la Cattedrale della città: nel VI secolo i Bizantini edificarono una prima basilica, trecento anni dopo gli Arabi vi costruirono la moschea più grande di tutta la Sicilia e, infine, i Normanni realizzarono l’imponente cattedrale.
Chiostro della chiesa di San Giovanni degli Eremiti Foto di Martina |
La Cappella Palatina Foto di Martina |
Altro simbolo del sincretismo culturale è la Cattedrale della città: nel VI secolo i Bizantini edificarono una prima basilica, trecento anni dopo gli Arabi vi costruirono la moschea più grande di tutta la Sicilia e, infine, i Normanni realizzarono l’imponente cattedrale.
TIP: se volete guardare Palermo da una prospettiva diversa,
salite sui tetti (biglietto 5€)!
La Cattedrale Foto di Martina |
La giornata è stata molto intensa e quello che sogno è
un’arancina! Vicino al nostro B&B c’è Ke Palle, una rosticceria che ne fa
oltre 40 tipi: che voglio di più?!
DAY 3
Un weekend a Palermo non può prescindere dalla visita al
duomo di Monreale, una delle più imponenti testimonianze di arte arabo-normanna
e bizantina, dal 2015 Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
TIP: Monreale è un paesino a pochi chilometri da Palermo; per
raggiungerlo prendete l’autobus 389 da piazza Indipendenza che termina la corsa
proprio a Monreale. Le corse sono ogni ora.
I lavori per la costruzione del complesso iniziarono nel 1172
e furono eseguiti da maestranze di origini diverse: le absidi da artigiani
arabi, la facciata e le torri da artigiani normanni; tutto ciò ha dato vita ad
un edificio armonioso, la cui cifra stilistica venne alterata qualche secolo
dopo con l’aggiunta del portico colonnato sulla facciata. È l’interno a
lasciare stupefatti: doveva, infatti, superare in bellezza la Cappella
Palatina. I mosaici sono uno straordinario libro di immagini che tratta la
salvezza universale, realizzato da artigiani bizantini e siciliani. Troneggia
nell’abside centrale un imponente Cristo Pantocratore.
TIP: si può salire alle terrazze, godendo di una spettacolare
vista sul vicino chiostro e sulla Conca d’Oro e avere l’opportunità di
osservare da vicino le absidi mosaicate (2€).
Chiostro di Monreale Foto di Martina |
Riprendiamo l’autobus e facciamo ritorno a Palermo, direzione
stazione centrale dei treni per trascorrere il pomeriggio a Cefalù, pittoresco
borgo di pescatori.
TIP: Cefalù dista circa 70 km da Palermo ed è collegato con
molti treni regionali che impiegano circa un’ora a coprire il tragitto
(biglietto 11.20€ a/r).
Qui c’è una delle cattedrali più belle di tutta la Sicilia,
in stile normanno, che si raggiunge con una piacevole passeggiata lungo il
corso, una strada lastricata fiancheggiata da bar e negozi. Costruita tra il
1131 e il 1240 per volere del re normanno Ruggero II sopravvissuto ad un
naufragio, è un vero gioiello in stile romanico. L’interno, a croce latina, è
suddiviso in tre navate; il coro è decorato da mosaici realizzati su uno sfondo
dorato e, anche in questo caso, la parte superiore dell’abside centrale è
dominata dalla figura di Cristo Pantocratore, che tiene una mano alzata in
segno di benedizione.
Prima di riprendere il treno, è d’obbligo mangiare una bella
e rinfrescante granita: ho optato per quella di gelsi (rigorosamente con panna)
del bar Antica Porta Terra, una vera goduria!
Duomo di Cefalù Foto di Martina |
La giornata è stata molto impegnativa, ci sono rimaste le
forze giusto per una buona cenetta. Vicino al nostro B&B, a piazza
Sant’Onofrio, l’Osteria Pane e Alivi propone la vera cucina siciliana a
chilometro 0: caponata di pesce spada, pasta con le sarde e cannolo rimetteranno
al mondo le vostre papille gustative (ca 20€ a persona)!
DAY 4
Abbiamo deciso di trascorrere l’ultima giornata all’insegna
del relax al mare: la spiaggia di Mondello ci aspetta!
TIP: a 10 km a nord-ovest di Palermo, Mondello è la spiaggia
dei palermitani. Raggiungerla con i mezzi pubblici è un po’ difficoltoso visto
che gli autobus non passano frequentemente (abbiamo aspettato più di un’ora!)
ma ne vale la pena!
Lungomare di Mondello Foto di Martina |
Senza fretta, facciamo rientro a Palermo, decisi a
passeggiare per i vicoli della Kalsa, il quartiere che ci ha più colpito. Via
Alloro è il suo asse centrale: sorprende che la maggior parte dei suoi palazzi
sia ormai in rovina, ma proprio questo è ciò che mi ha stregato! Il nostro
peregrinare ci fa arrivare alla chiesa di Santa Maria dello Spasimo, unico
esempio di gotico nordico in Sicilia. Costruita agli inizi del XVI secolo, la
sua caratteristica è l’essere senza tetto! La copertura della navata centrale,
infatti, crollò nel XVIII secolo e non fu mai ricostruita.
È ora di cena e ci ritroviamo in una deliziosa piazza, piazza
Marina, circondata da splendidi palazzi e con un bel giardino, ornato da busti
dedicati ai grandi del Risorgimento e da piante esotiche che si sono
perfettamente adattate al clima. Ci fermiamo a cena in uno dei locali che
affollano la piazza, Le Pergamene, e gustiamo ottime specialità sicule e
palermitane: lo sfincione, panelle e crocchè, pasta con pesto di pistacchi,
bottarga e gamberi..mi mancherà proprio questa deliziosa cucina!
Che dirvi di Palermo? È una città che mi ha colpito
positivamente per le sue bellezze storico-artistiche e per le sue specialità
culinarie: assolutamente consigliata per un weekend!
Che bell'itinerario. E che gran cosa la cucina palermitana.
RispondiEliminaLa città è molto bella, ma la cucina merita veramente!
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