GIORDANIA, LA PERLA DEL MEDIO ORIENTE

Quest’estate sono riuscita a realizzare un mio sogno: vedere Petra, una delle sette meraviglie del mondo moderno. Ebbene sì, quei fotogrammi di Indiana Jones e l’ultima crociata che tanto mi colpirono da piccola non sono più soltanto nelle mie fantasie ma, ora, sono bellissimi ricordi.
La Giordania è una delle nazioni più sicure ed affascinanti del Medio Oriente, crocevia sin dai tempi antichi di mercanti, soldati e viaggiatori, oggi porto sicuro per rifugiati palestinesi e siriani.
Abbiamo girato il paese da nord a sud tramite un tour organizzato dalla Mistral: sette giorni alla scoperta della Giordania classica, tra bellezze naturalistiche e storico-archeologiche. I chilometri da fare sono molti, ecco perché abbiamo optato per un viaggio organizzato, ma si possono tranquillamente coprire le distanze affittando una macchina, magari direttamente all’aeroporto internazionale di Amman.
Bando alle ciance, scopriamo insieme questo paese magico!

DAY 1

Siamo atterrati ad Amman la sera precedente (da Roma sono circa tre ore e mezza di volo) per incominciare la mattina seguente il nostro tour (sveglia alle 7!).

TIP: c’è un’ora di fuso orario (+1) con l’Italia; la moneta locale è il jod (1€=0,78 jd). Tutte le indicazioni stradali sono sia in arabo che in inglese quindi, per i più avventurosi, non sarà complicato ripercorrere le mie tappe con un on the road: i prezzi della benzina e del noleggio auto sono abbastanza vantaggiosi!

La sveglia suona presto e ci dirigiamo verso sud, ad Umm al-Rasas, 75 km dalla capitale, lungo la Strada dei Re, una delle strade più importanti della Giordania, usata da mercanti, pellegrini e soldati sin da tempi immemori. Il sito dal 2004 è iscritto nella lista dei luoghi Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Le sue rovine vennero riportate alla luce nel 1986 e destarono da subito grande interesse per il ritrovamento di quattro chiese di epoca bizantina, decorate con splendidi mosaici. 

Mosaici della chiesa di Santo Stefano
Foto di Martina
Il complesso della chiesa di Santo Stefano è il più interessante in quanto ci da notizia della vita delle comunità cristiane nel periodo di dominazione musulmana (VIII sec.); il mosaico rinvenuto nella navata centrale raffigura la Terra con attorno i quattro fiumi del Paradiso e le principali città della Palestina e della Transgiordania. Purtroppo una parte di esso venne distrutta durante il periodo delle lotte iconoclaste.

Seconda tappa della giornata è il Wadi Rum, il più esteso deserto della Giordania, 270 km più a sud. Il suo fascino è legato alla figura di Lawrence d’Arabia, archeologo, militare ed agente segreto britannico che durante la Prima Guerra Mondiale fu uno dei protagonisti della Rivolta Araba.

Il Wadi Rum, o Valle della Luna, non è il classico deserto, composto solo da dune di sabbia: gli eventi tettonici hanno spinto grandi massicci di arenaria fuori dalla crosta terrestre che sono stati, poi, modellati dai venti e dal tempo in pinnacoli e formazioni rocciose maestose. Partendo da un campo base, ci “accomodiamo” sul retro di un pick up 4x4 (devo dire un po’ scassato e guidato da un ragazzino sì e no quattordicenne, ma questo è il bello dell’avventura!) per vivere appieno l’esperienza eccitante del vento tra i capelli, della sabbia e del sole cocente sulla pelle. 

Il Wadi Rum
Foto di Martina
Siamo solo noi e il silenzio di un luogo apparentemente inospitale ma che, in realtà, è stato abitato fin da tempi antichissimi: niente folle di turisti, nessun vociare fastidioso, solo fruscii e la sensazione di camminare su un “fiume di velluto”. Non ho resistito a levarmi le scarpe per “scalare” una duna e mi sono sentita completamente parte di questo magnifico paesaggio! Sarei potuta rimanere ore ed ore a camminare e godere della vista dei giganteschi massicci rocciosi che cambiano colore, dal giallo, al rosa, al rosso, a seconda dell’ora in cui li si osserva, ma, dopo un tè e uno stranissimo caffè al cardamomo sorseggiati in una tenda beduina, è ora di mettersi in marcia verso Petra (115 km a nord), dove trascorreremo la notte. L’idea che domani, finalmente, coronerò il sogno di vedere questa misteriosa città mi rende impaziente e sovreccitata: non so se riuscirò a dormire!

DAY 2

Petra, la capitale dei Nabatei, è forse la città più scenografica del mondo (insieme a Macchu Picchu); fondata in un remoto passato dagli edonisti, divenne la capitale dei Nabatei, industriosa popolazione araba, plasmata dalla nuda roccia delle montagne circostanti; assunse ben presto il ruolo di fondamentale nodo per le rotte commerciali della seta e delle spezie. Abbandonata nell’VIII secolo, cadde nell’oblio, nonostante le sue cavità fossero state abitate per secoli dai beduini. Solo nel 1812 l’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt la riportò finalmente alla luce.
Siamo pronti a trascorrere l’intera giornata all’interno dello splendido e sconfinato parco archeologico: tanti i percorsi che si possono intraprendere al suo interno, che coniugano tesori storico-artistici con bellezze naturalistiche.

 
La facciata del Tesoro all'uscita del siq
Foto di Martina
TIP: scarpe comode, cappello, crema solare e riserva d’acqua non possono mancare nel vostro zaino ma non vi preoccupate troppo perché all’interno del sito non mancano punti ristoro e bagni.

Tutti noi identifichiamo Petra con la facciata del Tesoro immortalata in tutte le foto della Giordania, ma questo splendido edificio è solo il punto di partenza per andare alla scoperta di uno sconfinato parco archeologico. Dall’ingresso, percorriamo circa 1,3 km su di una strada sterrata fiancheggiata da tombe ed edifici scavati direttamente nella roccia fino a giungere all’imbocco del siq, una stretta gola delimitata da alte e ripide pareti rocciose, lunga ca 1 km, al termine della quale, finalmente, si disvela davanti ai nostri occhi il Tesoro. Questo edificio è l’emblema dell’abilità dei Nabatei: scavato agli inizi del I secolo d.C. direttamente nella nuda roccia, doveva essere la tomba di un importante re. Rimango imbambolata a guardare quest’imponente facciata, alta 43 metri e lunga 30, perdendomi nell’osservare le sfumature naturali di rosa che assume la roccia: ancora non posso credere di essere qui!

TIP: sulla destra del Tesoro, scalate la parete rocciosa con un percorso abbastanza agevole e raggiungete uno sperone da cui si domina dall’alto la facciata, questo è il miglior punto panoramico!

La “cittá rosa” contiene al suo interno più di 800 monumenti, tra cui 500 sono tombe; dopo il siq, la strada si allarga ed è decorata, su ambo i lati, da monumenti funerari che ricordano nelle architetture il mondo assiro. Vi lascerà stupefatti il Teatro Romano, che poteva ospitare fino a 8000 persone, incastonato tra falesie dove i Nabatei avevano scavato alcune delle più belle ed imponenti tombe per i loro i re. Una strada colonnata di epoca romana, fiancheggiata da botteghe, porta al foro, realizzato dai Romani quando conquistarono la città.

Il caldo si fa sentire e anche i chilometri fatti all’interno del sito ma, per chi ha un’ottima resistenza fisica, da non perdere è il Monastero, edificio molto simile al Tesoro ma più maestoso, viste le maggiori dimensioni (45 m d’altezza, 50 di larghezza); unico problema: gli 818 gradini che si devono fare!

 
Petra by night
Foto di Martina
TIP: il lunedì, mercoledì e giovedì il sito è aperto anche la sera per lo spettacolo “Petra by night”; si raggiunge la facciata del Tesoro alla sola luce delle candele, posizionate lungo la strada sterrata e lungo il siq. Candele e lanterne illuminano anche la piazza antistante la facciata, creando un’atmosfera davvero suggestiva; si prende posto a sedere sui tappeti e si assiste ad uno spettacolo di musica araba (il costo è di circa 28€). La cosa più bella? Guardare il cielo stellato sopra il Tesoro: un’emozione indescrivibile.

Sono stata spinta a scegliere la Giordania proprio per poter visitare Petra ed ero preoccupata di rimanerne delusa (con la Muraglia Cinese mi è capitato!), ma, fortunatamente, questa mia paura non si è tramutata in realtà, anzi, a pieno titolo fa parte delle sette meraviglie del mondo moderno! Sono sicura che anche voi ne rimarrete stregati.

DAY 3

Certo, dopo aver visto Petra, il pericolo è che tutto ciò che vedremo dopo non sia all’altezza, ma la Giordania ha altri assi nella manica da giocare! 
Prima di risalire verso il Mar Morto (137 km), il punto più depresso della terra, facciamo una sosta a Beida, soprannominata la “piccola Petra”. Questo piccolo ma splendido sito archeologico si trova a 14 km dalla più famosa Petra: non è solitamente inserito nei circuiti turistici e, per questo, è poco affollato. Costruito dai Nabatei nel I secolo d.C., probabilmente doveva essere un sobborgo della capitale, usato come caravanserraglio dai mercanti che percorrevano la via della Seta. Con il declino dei Nabatei, anche Beida venne abbandonata: i beduini la occuparono per centinaia di anni fino a che non venne riportata alla luce dagli scavi archeologici del secolo scorso. Il sito è costituito da tre aree collegate tra loro tramite un canyon di 450 m; anche qui, come a Petra, gli edifici sono scavati direttamente nell’arenaria. Subito all’ingresso si trova il santuario dedicato alla principale divinità della religione nabatea e, tutt’intorno, diverse abitazioni, costituite da un’unica grande stanza con un’ampia spazio al centro per poter accendere il fuoco e, lungo le pareti, blocchi di pietra su cui stendere tappeti per sedersi e sdraiarsi.

Il Mar Morto
Foto di Martina
È arrivato il momento di rimettersi in marcia: non vedo l’ora di godermi un intero pomeriggio di relax in una delle meraviglie naturali del mondo.

Il Mar Morto si trova sul fondo della Valle del Giordano, a 430 metri sotto il livello del mare; milioni di anni fa era una laguna di acqua salata collegata al Mar Mediterraneo ma nel corso dei millenni le placche tettoniche si sono spostate, creando un notevole dislivello tra il Mar Morto e il Mediterraneo e interrompendo l'approvvigionamento idrico tra i due. Ora è, quindi, un lago, diventato più salato nel corso degli anni per l’evaporazione dell’acqua; la salinità è stata misurata intorno al 34,2% per litro, oltre nove volte maggiore dell'oceano!

TIP: l’appellativo di “morto” è dato dal fatto che, a causa della sua salinità, in questo mare non c’è alcuna forma di vita.

Il nostro albergo, il Marriott Jordan Valley Dead Sea Resort, è favoloso: una palina ci dice che siamo a 388 m sotto il livello del mare. Il tempo del check-in e di posare le valige in camera e già siamo in costume, pronti per provare l’acqua del Mar Morto. La sua altissima salinità rende molto più facile galleggiare, oserei dire che lo rende quasi inevitabile, mentre è molto difficoltoso nuotare; il fondale, a seconda dei punti, è roccioso, sabbioso o fangoso e proprio questi fanghi hanno proprietà curative eccezionali.

TIP: la prima cosa a cui dover prestare estrema attenzione è non toccarsi gli occhi: vi brucerebbero fino ad impazzire!

Incuranti del caldo terribile (più di 40º), ci cospargiamo il corpo di fango e lasciamo che si secchi al sole, dopodiché ci immergiamo nel mare per rimuoverlo: la pelle è come seta perché le proprietà eccezionali di questo fango lo rendono un trattamento termale naturale.
Dopo quest’esperienza unica, ci rilassiamo in piscina: i 20 km percorsi ieri a piedi si fanno sentire ma non possiamo rinunciare a vedere il sole tramontare sul paesaggio desertico che si staglia alle spalle del Mar Morto.

DAY 4

Il nostro viaggio di riavvicinamento ad Amman (in totale ca 60 km) comincia con la visita del Monte Nebo, luogo di grande importanza per la religione cristiana perchè dalla sua vetta Dio mostrò a Mosè la Terra Promessa: il panorama spazia dal Mar Morto, a Gerico, a Gerusalemme e, ancora oggi, affascina il visitatore che lo contempla da un balcone naturale. Accanto si innalza un monumento in ferro battuto, il “Serpente di bronzo” dell’artista fiorentino Fantoni, con il quale viene simboleggiato Gesù innalzato sulla croce, emblema di salvezza per chi guarda a Lui con fede sincera. È impossibile non sentire un afflato mistico in questo luogo che dal IV secolo ospitò una comunità di monaci desiderosa di vivere sulla “montagna sacra”. I Francescani della Custodia di Terrasanta hanno edificato qui il Santuario Memoriale di Mosè, a protezione dei monumenti, prevalentemente di epoca bizantina, portati alla luce dagli scavi archeologici del 1932. Si tratta di un vasto complesso di basiliche e battisteri, decorati da splendidi mosaici, visitato dai pellegrini che raggiungevano Gerusalemme.

La mappa mosaico di Gerusalemme
Foto di Martina
Prossima tappa della giornata è la cittadina di Madaba (a circa 10 km), la “città dei mosaici”, lungo l’antica Strada dei Re. L’appellativo le è dato dalla splendida mappa-mosaico di Gerusalemme e della Terra Santa conservata nella chiesa greco-ortodossa di San Giorgio. La chiesa venne edificata nel 1896 su di un precedente luogo di culto bizantino del VI secolo e ha inglobato nel pavimento questo splendido e dettagliatissimo pannello a mosaico: purtroppo oggi solo un quarto dell’originario é arrivato fino a noi.

La nostra giornata si conclude ad Amman (40 km) con un bel giro della capitale. Come Roma, anch’essa sorge su colli: abitata sin da tempi antichissimi, fu un’importante città per il regno nabateo e mantenne il suo ruolo anche con la dominazione romana; in seguito, il suo splendore venne meno, diventando un semplice villaggio. Riacquistò importanza nel 1887 con il governo dei Circassi che decise di creare una ferrovia di collegamento tra La Mecca e Damasco, passante per Amman, per favorire il pellegrinaggio annuale verso la Città Santa musulmana; nel 1921 venne scelta come capitale dello stato e, dal 1948, ha accolto ondate di profughi, prima palestinesi, poi iracheni e negli ultimi tempi, siriani.

Resti della statua colossale di Ercole, Cittadella
Foto di Martina
La Cittadella di Amman è il sito più importante della città: si trova sulla sommità della collina più alta (ca 850 m), offrendo una splendida vista; tracce di vita sono state rinvenute qui sin dal neolitico: il colle, infatti, ricoprí un importante ruolo, quello di centro del potere, per tutte le civiltà che vi si sono stabilite nel corso della sua millenaria storia.

Infatti, i due monumenti di maggior spicco appartengono a periodi molto distanti tra loro: il Tempio di Ercole, del II secolo d.C., e il complesso degli Ommayadi, dell’VIII secolo. 
Per quanto riguarda il tempio, accanto alle gigantesche colonne rimaste intatte nel corso dei secoli, ci sono i resti monumentali di una statua votiva, probabilmente raffigurante Ercole, tra cui spicca una mano gigante. 
La costruzione del Palazzo ommayade, invece, risale al 720: i califfi Ommayadi, saliti al potere nel VII secolo, riorganizzarono tutto il territorio sotto il loro dominio e scelsero come capitale della regione settentrionale Amman; questo palazzo era la residenza del governatore, un complesso sfarzoso dalle dimensione imponenti che ricopriva anche la funzione di centro amministrativo provinciale. Già dalla terrazza della Cittadella, abbassando lo sguardo, si vede chiaramente un altro importante monumento dell’epoca romana: il Teatro. Questo domina la piazza degli Hashemiti, sfruttando il fianco della collina come supporto naturale della cavea. Risale al 170 d.C. ed è il più grande teatro antico della Giordania, perfettamente conservato e restaurato, potendo ospitare più di 6000 persone. La piazza antistante, in antico, ospitava il Foro della città: oggi è uno dei principali luoghi di ritrovo cittadini, soprattutto in estate.

Il Teatro Romano di Amman
Foto di Martina
Siamo nel cuore di Amman, chiamato Balad, dove si può ancora respirare l’aria autentica della città, passeggiando per le strette strade dei suq delle spezie, degli abiti e dei gioielli. Dalle bancarelle in strada potrete assaggiare il succo della canna da zucchero o mangiare un delizioso shawarma, ben diverso da quello che noi chiamano kebab!

TIP: lo shawarma è un tipo di cottura di carne sullo spiedo che noi occidentali siamo abituati a chiamare doner kebab, secondo la tradizione turca. In realtà, in Medio Oriente questa parola non esiste! Le fettine di carne sono di agnello, pollo o manzo, tagliate molto sottili e infilzate sullo spiedo, posto in verticale; la cottura avviene tramite un fuoco posizionato di lato, verticalmente rispetto allo spiedo.

Per concludere la giornata, abbiamo cenato in uno dei posti più amati della città: l’Hashem Restaurant, locale sempre super affollato. La nostra guida ci ha vivamente raccomandato di prendere i falafel e noi lo abbiamo assecondato: falafel, pita, hummus e babaganoush sono i piatti della tradizione medio orientale che abbiamo assaggiato anche se i falafel, tanto decantati, non erano il massimo: l’impanatura era aglio puro!!! Volete sapere quanto abbiamo speso? Meno di 2€ a testa!

DAY 5

Questa mattina ci spingiamo nel deserto ad est di Amman, quasi al confine con l’Iraq, per visitare delle impressionanti vestigia del passato ommayade: i cosiddetti castelli del deserto. Sono essenzialmente tre, fatti erigere dai Califfi di Damasco, a partire dal VII secolo, come caravanserragli e palazzine di caccia per fuggire alla vita cittadina: Qasr al-Kharana, Qusayr Amra e Qasr Azraq.
Letteralmente nel bel mezzo del nulla, comparirà davanti ai vostri occhi una maestosa struttura a pianta quadrata: Qasr al-Kharana. Perfettamente conservato, il caravanserraglio si articola su due piani, le cui stanze si affacciano su di un cortile interno. Passeggiare per le sue stanze e lungo i suoi corridoi riporta indietro nel tempo, quando il complesso veniva usato dai califfi ommayadi per incontrare i capi beduini locali.

Affreschi Qusayr Amra
Foto di Martina
A 15 km di distanza, il Qusayr Amra non vi lascerà indifferenti: la sua struttura particolare è data dal fatto che venne eretto come complesso termale in cui i califfi ommayadi potevano venirsi a rilassare, lontani da sguardi indiscreti. Da fuori non lo troverete particolarmente interessante, ma è l’interno a stupire, splendidamente ed interamente decorato da affreschi che raffigurano la vita quotidiana a corte, sia realistici che fantasiosi, vittorie militari e i mestieri dell’epoca. Proprio per questi affreschi, il castello è inserito nella lista Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Ultimo castello, Qasr Azraq è il più vicino al confine iracheno (tant’è che in questa zona sono molto più numerosi i campi profughi dell’ONU), situato nell’unica oasi giordana, unica riserva idrica del paese che, tuttavia, sta scomparendo a causa di un eccessivo sfruttamento.

Il forte è stato costruito dai Romani con una roccia basaltica dall’intenso colore nero; usato anche sotto la dominazione ottomana, è con la Rivolta Araba che acquista grande importanza: nel 1917, infatti, Lawrence d’Arabia guidó i rivoluzionari da qui. Per entrare dovrete aprire una porta un po’ particolare, costituita da due ante di pietra del peso che varia tra 1 e 3 tonnellate; all’interno vedrete la stanza dove Lawrence abitó per un intero inverno e, vi assicuro, che vi emozionerà!


Qasr Azraq
Foto di Martina
Di rientro ad Amman, decidiamo di passare un pomeriggio all’insegna dell’Occidente: prima Starbucks e poi Mc Donald..un po’ di “sano” junk food ci vuole!

TIP: per muoversi in città i taxi sono ottimi, avendo tariffe veramente basse, ma attenzione a prendere quelli gialli (che sono gli ufficiali) e concordare sempre prima il prezzo; se dovete fare piccoli spostamenti la tariffa è intorno ai 4 jd.




DAY 6

Il nostro tour in Giordania si sta per concludere e l’ultimo giorno ha sempre un po’ di amaro in sè ma cerco di godermi i fantastici panorami e i siti archeologici che il paese ha ancora in serbo per me.
Ci dirigiamo da Amman all’Ajloun Castle, circa 70 km in direzione nord, una meraviglia del genio militare architettonico.
La fortezza, Qal’at al-Rabad, venne eretta nel 1184 da uno dei generali del “feroce” Saladino per controllare le miniere di ferro e scongiurare l’invasione dei Franchi; il complesso domina, infatti, le tre principali vie d’accesso alla Valle del Giordano, proteggendo le rotte commerciali con la Siria. Con le sue quattro torri di difesa, le alte e spesse mura, il profondo fossato, fu un caposaldo nella lotta contro i Crociati che non furono mai in grado di espugnarlo.


Jerash
Foto di Martina

A poca distanza dalla fortezza (22 km ca) si trova una delle città ellenistico-romane meglio conservate di tutto il Medio-Oriente: Jerash. Situata su una pianura circondata da aree boschive collinari, Gerasa, venne conquistata dai Romani alla metà del I sec. a.C., i quali le fecero vivere il suo periodo di massimo splendore. Sepolta sotto la sabbia del deserto per secoli, negli ultimi 70 anni venne riscoperta, preservata e restaurata. Le sue perfette condizioni hanno fatto sì che ricevesse l’appellativo di “Pompei del Medio-Oriente”. 
Il sito archeologico costituisce uno splendido esempio dell’opera di urbanizzazione dei Romani nelle province dell’impero: strade lastricate, teatri, colonnati, bagni termali, templi costruiti in cima ad alture, porte cittadine; rimarrete senza parole di fronte alla piazza ovale, l’antico foro dalle dimensioni imponenti (90x80 m) costruito tra il I e il II secolo d.C. e completato da un colonnato in stile ionico; l’insolita forma è data dalla volontà di collegare il cardo maximus con l’orientamento del Tempio di Zeus. L’architettura è le tradizioni di questa città riflettono un processo secolare in cui due potenti culture si sono sovrapposte, coesistendo: il mondo greco-romano e quello arabo.

TIP: anche qui come a Petra è consigliato un abbigliamento comodo, scarpe sportive, cappello, crema solare e tanta acqua; l’unica ombra che incontrerete in questo sito sconfinato sarà quella delle colonne nella piazza ellittica.

Il nostro viaggio nel settentrione del paese si spinge fino a Umm Qais (70 km ca), l’antica Gadara. Città posta all’incrocio delle antiche vie di commercio, lungo il fiume Yarmuk, nacque intorno al IV sec. a.C.; conquistata dai Romani alla metà del I sec. a.C., come Gerasa entrò a far parte della Decapoli, una lega di città che voleva contrastare l’espansione del regno nabateo e giudaico. Guardando l’orizzonte vi accorgerete di essere a due passi dal Lago di Tiberiade!

È ora di far rientro ad Amman: ci vorranno circa 2 ore di viaggio. Per tutto il tragitto guardo fuori dal finestrino, in modo da imprimere nella memoria ogni angolo di questo paese, che definirei, in una parola, accogliente: lo sono le persone e lo sono le città, a misura d’uomo, nonostante un po’ di confusione, tipica del Medio-Oriente. Posso solo dirvi che è un paese da visitare!

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