Roma, zona sud, viale di Tor Marancia 63: entrando da una piccola porta nel comprensorio condominiale Lotto 1 siamo investiti da un turbinio di colori.
Sembra strano, ma se vuoi immergerti nell’arte è proprio qui che devi venire,
in un quartiere della Capitale etichettato come “difficile”.
TIP: la borgata di Tor Marancia venne tirata su in pochi giorni, nel 1933,
per ospitare i romani che il regime fascista sfrattò dal centro storico. In
breve tempo acquisì il soprannome di Shangai per l’alta densità abitativa e per
la frequenza degli allagamenti, caratteristiche che la accomunavano alla città
cinese. Nel 1948 le malsane abitazioni vennero abbattute per costruire gli
odierni palazzi, in regime di edilizia residenziale pubblica.
Nel 2015 il progetto Big City Life ha preso vita proprio qui, non
risolvendo tutti i problemi che un quartiere periferico di una metropoli deve
affrontare, ma garantendo una riqualificazione estetica e sociale della zona,
grazie al supporto dell’associazione culturale 999Contemporary e del Comune di
Roma si è creato il primo museo condominiale di arte contemporanea all’aperto:
le facciate di 11 palazzine sono state messe a disposizione di 22 artisti,
provenienti da tutto il mondo, per dar vita alla loro creatività.
Entrando nel cortile condominiale, tipico degli anni Cinquanta, non c’è un
percorso da seguire: gironzolate per i vialetti, tra le panchine di pietra e le
siepi, dando un’occhiata ai murales alti 14 metri, ne rimarrete impressionati.
TIP: i condomini, ormai, sono abituati al via vai di persone che vagano per
il comprensorio con il naso all’insù!
I murales sono tutti diversi per stile, temi e colori usati. Vi parlerò di
quelli che mi hanno più colpita, iniziando proprio da quello di accoglienza
“Benvenuto a Shangai 35” di Caratoes, dove una faccia orientale con quattro
occhi e una lupa-origami in mano, ti invita ad entrare. L’opera “Veni, Vidi,
Vinci” del duo Lek & Sowat ricorda (sbagliata) la celebre frase pronunciata
da Cesare ma, in realtà, oltre ad essere un omaggio a questo straordinario
personaggio, celebra la storia di un ragazzo del comprensorio, Andrea Vinci,
che per un tuffo ha perso la mobilità agli arti inferiori.
Di grande forza è il
murale di Andrew Pisacane aka Gaia, “Spettacolo, Rinnovamento, Maturità”, dall’atmosfera
dechirichiana. L’arancia-palloncino è il ricordo di un viaggio nel sud Italia
di Gaia e fa riferimento anche al nome del quartiere; il cielo di un colore blu
intenso è quello che veglia sul Bel Paese e contro il quale si staglia un busto
che ricorda le statue dello Stadio dei Marmi, simbolo del regime fascista che
sfrattò la popolazione dal centro storico di Roma per costruire via della
Conciliazione, relegandola in abitazioni malsane.
Altra opera che non passa
inosservata è “Distanza Uomo Natura” di Jerico: raffigura uomo e natura che
anelano a congiungersi in un tentativo che rimarrà sempre vano. Il richiamo è,
chiaramente, al Giudizio Universale di Michelangelo, e lo stile rimanda alla
raffinata arte giapponese. La pioggia di quadrati colorati di Alberonero in “A
Casa Alberto 93 toni” vi investirà di allegria e buon umore al primo sguardo!
Dulcis in fundo, il murale di Julian Seth Malland intitolato “Il Bambino
Redentore” dona ai posteri la triste storia di Luca, un bambino che abitava nel
comprensorio e che ha perso la vita giocando: le scale colorate che si è
costruito gli permettono di guardare oltre il grigio del cemento che lo
circonda, immergendosi nel blu del cielo.
Questo interessante progetto ha dimostrato come l’arte possa avere una
funzione sociale, oltre che un valore estetico, portando alla ribalta vita e
problemi di un’intera borgata in un’atmosfera sublimata dalla bellezza. Non
perdetevi questi splendidi murales!
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