Canale Monterano, la città perduta

Le città fantasma non sono un’invenzione dei film, ce ne è una in piena regola a pochi chilometri da Roma: Monterano.
A cavallo tra i Monti della Tolfa e i Monti Sabatini, non lontano dal Lago di Bracciano, il borgo fantasma di Monterano affonda le sue radici in un lontanissimo passato, quando era un insediamento etrusco legato alla potente Cerveteri.

Da Roma, percorrendo la Braccianense, si arriva alla moderna Canale Monterano in circa un’ora. Qui, seguendo i cartelli “Riserva di Canale Monterano”, si raggiunge uno spiazzo dove lasciare la macchina.

TIP PARCHEGGI


Se volete godere appieno delle bellezze naturali e delle rovine, consiglio di usare il parcheggio Diosilla, che vi farà raggiungere la sommità della collina dopo un percorso tra la fitta vegetazione della Riserva; altrimenti, potrete recarvi direttamente al parcheggio di Monterano: dopo 200 metri, si staglierà di fronte a voi l’imponente acquedotto a doppia arcata.




L'acquedotto romano o Ponte del Diavolo
Foto di Martina


La morfologia del paesaggio presenta emergenze di carattere sia calcareo-marnoso che tufaceo. La collina sulla quale si trovano i ruderi del borgo, testimonianza di un passato glorioso, è solcata dal torrente Bicione e dal fiume Mignone e il sentiero per arrivare in cima è disseminato di polle di acqua ribollenti, ricordo dell’antica attività vulcanica. Tra la fitta vegetazione spuntano piccole grotte e sepolcreti etruschi, unica traccia di quello che fu il periodo etrusco dell’abitato. 


A partire dal II secolo a.C., infatti, Monterano venne conquistata dai Romani, che ne ampliarono le infrastrutture, potenziando la rete viaria e costruendo un acquedotto. Con la caduta dell’Impero Romano sotto la spinta delle invasioni barbariche, il territorio monteranense subì la stessa sorte, venendo inglobato in un ducato longobardo. Agli inizi del VI secolo d.C., Monterano ebbe un momento di ripresa, divenendo sede episcopale e munendosi di una solida cinta muraria.

Lo status di più importante centro sabatino venne mantenuto fino al X secolo, quando Sutri ottenne il titolo di diocesi. Dopo essere stato amministrato da diverse famiglie, il borgo ebbe la sua massima fioritura sotto gli Altieri, nel XVII secolo: è in questo momento che si arricchì di splendidi edifici progettati da Gian Lorenzo Bernini. Nel 1770 la malaria si abbattè sulla cittadella, decimando la popolazione, ma fu l’esercito francese a distruggere completamente Monterano, nel 1799, causandone il successivo abbandono.


Ruderi della chiesa di San Bonaventura
Foto di Martina


Camminando tra le sue rovine, in un’atmosfera senza tempo, si ammirano edifici pertinenti ad epoche diametralmente distanti: l’acquedotto romano (che, si dice, sia stato costruito dal Diavolo in persona), il castello medievale, trasformatosi poi in palazzo baronale, e il complesso della chiesa e convento di San Bonaventura, di epoca rinascimentale, progettato da Bernini. 

Del Bernini é anche la fontana a base ottagonale che si trova nello spiazzo prospiciente questo complesso. In situ vi è una copia, l’originale si trova a piazza del Campo, a Canale Monterano. È una copia anche la bella fontana con statua di leone, detta Capricciosissima, su un fianco del Palazzo Baronale: realizzata sempre da Bernini, l’originale è conservata nell’atrio del Palazzo Comunale di Canale Monterano. L’eclettico artista ha sfruttato le fondamenta rocciose dell’edificio, ponendo sulla sommità della parete un leone raffigurato nell’atto di scuotere la roccia, per farne scaturire l’acqua.

Fontana detta Capricciosissima
Foto di Martina
Si passeggia, poi, tra i ruderi di alcune case, raggiungendo i resti della chiesa di San Rocco, fino al campanile della Cattedrale e alla porta Gradella, una delle tre di Monterano. 

Addentrarsi in questo paesino dalle scenografiche bellezze è un’esperienza da dover assolutamente fare!


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