Roma è una città dove il fermento per la street art sta crescendo
esponenzialmente, soprattutto nei quartieri più periferici. Da nord a sud, da
est ad ovest della Capitale, i muri si colorano di opere che stravolgono
l’estetica urbana dell’edilizia popolare, conferendogli una nuova bellezza che
va oltre il grigiore e l’anonimato a cui era stata confinata.
Siamo a Tor Pignattara, quadrante est di Roma, realtà cosmopolita non priva
di criticità sociali difficili da gestire. Qui l’azione del muralismo contemporaneo,
forma d’arte nata fuori dai contesti museali, ha avuto la capacità di dialogare
direttamente con le persone, esprimendo i loro disagi, contestando gli scarsi
interventi dell’amministrazione comunale, rivendicando spazi sottratti alla
comunità.
Stencil con Anna Magnani, Diavù Foto di Martina |
Il museo a cielo aperto si è venuto a creare grazie all’opera di
oltre venti artisti, promossi e coordinati non solo dal comitato di quartiere I
love Torpignart, ma anche dalle gallerie d’arte Wunderkammern, Varsi e da
Mu.Ro. L’obiettivo era quello di “liberare” i muri e di metterli a disposizione
gratuitamente degli artisti, in modo tale che sprigionassero la loro creatività
raccontando le storie del quartiere, i suoi sogni, la sua complessità sociale.
A mio avviso, la peculiarità della street art è quella di essere una forma
d’arte “immediata”, comprensibile a tutti e, come tale, non può essere
categorizzata in un percorso di visita. Io, armata di buone scarpe, mi sono
messa a “caccia” di murales, senza un itinerario precostituito, ma lasciandomi
stupire ad ogni angolo.
TIP: per una mappatura puntuale delle opere e degli artisti, potete
consultare il sito di I Love Torpignart, dove troverete indirizzi, immagini e
descrizioni.
Una premessa sul movimento del muralismo contemporaneo a questo punto è
d’obbligo. Esso trae la massima ispirazione dal “Muralismo Messicano” nato
negli anni Venti del Novecento, che mirava a dipingere i muri di luoghi molto
frequentati. In generale, le raffigurazioni affrescate all’esterno di
importanti edifici facevano parte della cultura preispanica. Con la Rivoluzione
Messicana, gli artisti decisero di attingere a questa forma espressiva che
giudicarono la più adatta a veicolare il messaggio marxista al popolo, per lo
più con un grado di istruzione molto basso.
Detto questo, torniamo a Tor Pignattara e ai murales che ho scovato.
Herbarium Foto di Martina |
Inizierei da quelli che animano l’ex cinema Impero, un tributo dell’artista
Diavú ad alcuni simboli del cinema italiano, le cui vicende si sono intrecciate
con il quartiere. Gli stencil raffigurano Pier Paolo Pasolini, Mario Monicelli
e Anna Magnani, quest’ultima attrice protagonista del film “Roma Città Aperta”
con una scena girata proprio a Torpignattara.
#indirizzo: via dell’Acqua Bullicante 121
A poca distanza il murale “Herbarium”, realizzato all’interno del progetto
“Space Tor Pignattara”, rivolto a giovani artisti under 30. In questa pagina di
un erbario alta 22 metri sono rappresentate le piante tipiche di tutte le
comunità che vivono ed animano il quartiere.
#indirizzo: via dell’Acqua Bullicante
Addentrandoci maggiormente, incontriamo il mural di Anita Genca “Alice nel
paese della Marranella 2015”, realizzato in occasione dell’edizione del 2016 di
Alice nel Paese della Marranella (#indirizzo: via Lodovico Pavoni 46), e
numerose opere di Jef Aèrosol mirate ad abbellire alcuni punti “iconici” di via
della Marranella con l’arte dello stencil (Untitled#4, Untitled#5).
Il murale più alto della Capitale, ben 32 metri, è “Coffee Break”, a firma
di Etam Cru, una coppia di artisti polacchi. Sapete perché è raffigurata una
tazza bollente di caffè? Perché molti inquilini del palazzo si presentavano,
mentre i due erano all’opera, in continuazione con tazzine di caffè: un omaggio
alla loro gentilezza!
#indirizzo, via Lodovico Pavoni 118, angolo con via del Pigneto
Lo spagnolo Dulk ha realizzato “Broken Thoughts”, in cui un animaletto
fantastico, metà panda e metà criceto, ci porta in una dimensione onirica. Alle
sue spalle avrete, poi, la miglior prospettiva sull’opera del fiorentino Etnik,
“Gravità”, che occupa l’intera facciata di un palazzo; le colorate figure
geometriche sono disposte su più piani prospettici.
#indirizzo: via Antonio Tempesta 215
Il peruviano Carlos Atoche ha riempito di colori la facciata di un altro
anonimo palazzo, con il supporto della proprietaria. La donna, Maura Crudeli,
coadiuvata dal comitato di quartiere e dalla generosità e solidarietà degli
abitanti della zona, ha raccolto i fondi necessari alla realizzazione
dell’opera, dimostrando come, in una società fortemente individualista, la
collettività abbia ancora il suo peso. Girando l’angolo, un’altra bomba di
colori è data dal murale di Diavú e del collettivo Lienzo Urbano, ispirato al
movimento letterario del realismo magico.
#indirizzo: via Pietro Rovetti, incrocio via di Tor Pignattara
La mia caccia ai murales della Capitale continua!
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