Avrete capito che la Tuscia Viterbese è un territorio che offre tantissime
bellezze storico-naturalistiche, borghi incantevoli e viste spettacolari; ecco
perché la scelta ricade sempre qui per una gita fuori porta!
Oggi vi racconterò di Celleno, un borgo fantasma che dista circa un
centinaio di chilometri da Roma (1 ora e mezza di macchina) e 17 chilometri da
Viterbo (20 minuti in auto).
TIP: raggiungendo Viterbo con il treno regionale FL3 è possibile arrivare a
Celleno anche in autobus.
Ho detto borgo fantasma e vi spiego il perché. Tutti conosciamo Bagnoregio,
“la città che muore”, arroccata su uno sperone tufaceo e, ormai, disabitata.
Per Celleno la situazione è molto simile.
#UN PÓ DI STORIA Le sue origini risalgono all’epoca etrusca (IV-III secolo
a.C.), ma è durante il Medioevo (X-XI secolo) che sorse un vero e proprio
nucleo abitativo fortificato sulla parte terminale dello sperone tufaceo,
protetto su tre lati da rupi. Passato nelle mani di diverse famiglie nobili,
nel XVI secolo il possedimento divenne di proprietà ecclesiastica fino al 1870.
Nel corso dell’età moderna. Celleno Vecchio è stato danneggiato più e più volte
da terremoti e frane che ne causarono il progressivo abbandono dagli anni
Trenta del Novecento, con la conseguente creazione dell’abitato di Celleno
Nuovo.
Raggiungere il borgo fantasma è semplice grazie alla segnaletica ben
presente e grazie ai molti parcheggi poco prima della breve salita per
raggiungere la cima dello sperone tufaceo.
Una volta superato il portale d’ingresso, sull’ampia piazza cuore del borgo antico, si affacciano i principali edifici. Il Castello Orsini, circondato da un fossato, è munito di un imponente fortilizio e di una grande torre di guardia, caratteristiche che lo rendono una delle più affascinanti residenze signorili fortificate giunte fino a noi. Alla sua sinistra si trova la Chiesa di San Carlo, di cui rimangono solo le mura, mentre alla sua destra si erge la Chiesa di San Donato, in stile romanico, datata all’anno Mille ma con rimaneggiamenti seicenteschi, con un pregevole portale in pietra basaltica. Al suo interno i volontari della Pro Loco hanno allestito una mostra permanente sulle “macchine parlanti”, riunendo apparecchi radio a valvole, fonografi e grammofoni dalla fine dell’Ottocento fini agli anni Sessanta e Settanta del Novecento.
Il Castello Orsini Foto di Martina |
Nel percorrere gli angusti vicoli che caratterizzano Celleno
Vecchio, vedrete un susseguirsi di case in tufo rosso, senza intonaco,
abitazioni completamente diroccate e altre, invece, messe in sicurezza e recuperate;
all’interno di alcune la Pro Loco ha ricostruito scene di vita quotidiana degli
abitanti del borgo, per lo più contadini, attraverso gli oggetti donati dai
cittadini stessi. Ecco che possiamo vedere come lavorava un fornaio o un
calzolaio, i loro strumenti di lavoro, come si conservava il vino o cosa si
mangiava.
Il percorso porta a girare all’esterno dell’abitato antico, apprezzandolo
nella sua interezza e godendo della vista sul territorio circostante.
Ci troviamo di fronte ad uno straordinario recupero, reso possibile
dall’intervento del FAI, che ha inserito Celleno Vecchio nel 2018 nella lista
dei beni tutelati, dall’impegno di un’amministrazione illuminata e dal forte
desiderio dei volontari della Pro Loco di raccontare le bellezze della propria
terra.
Il borgo visto dal percorso esterno Foto di Martina |
Ne ho dimenticata una: le ciliegie. Celleno è famosa proprio per questo
frutto tanto che è chiamata la “città delle ciliegie”.
A questa eccellenza della Tuscia è dedicata una sagra che si svolge, solitamente, alla metà di Giugno, con sfilate di carri allegorici e degustazioni del maraschino, un liquore dolce ottenuto da marasche, visciole e spezie.
A questa eccellenza della Tuscia è dedicata una sagra che si svolge, solitamente, alla metà di Giugno, con sfilate di carri allegorici e degustazioni del maraschino, un liquore dolce ottenuto da marasche, visciole e spezie.
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