Un omaggio a Roberto Longhi, pioniere dello studio delle opere di
Michelangelo Merisi
Le sale espositive di Palazzo Caffarelli, all’interno dei Musei Capitolini,
ospitano la mostra “Il tempo di Caravaggio”, curata da Maria Cristina Bandera,
direttore scientifico della Fondazione Longhi.
TIP: per poter accedere alla mostra è necessario prenotarsi al numero 060608, secondo le nuove disposizioni anti-covid; se possedete la MiC, la card dei musei civici, l'ingresso è gratuito.
È qui esposta la raccolta di dipinti del grande storico dell’arte Roberto
Longhi (1890-1970), il primo studioso dei dipinti del Caravaggio, all’epoca uno
dei pittori “meno conosciuti dell’arte italiana”. Durante l’arco della sua
vita, Longhi raccolse centinaia di opere di artisti di tutte le epoche nella sua
villa fiorentina, villa Il Tasso, occasione per lui di ricerche ed
approfondimenti. Tra di esse il nucleo più rilevante è senza dubbio quello che
raccoglie i dipinti di Michelangelo Merisi e dei suoi seguaci. Nel
cinquantenario dalla scomparsa di uno dei più importanti storici dell’arte del
secolo scorso, questa mostra vuole rendergli omaggio non solo in quanto primo
studioso di Caravaggio, ma anche in quanto appassionato collezionista.
Ragazzo morso da un ramarro olio su tela, 1596-1597 |
Tutto ruota intorno alla considerazione dello stesso Longhi che accoglie il
visitatore nella prima sala: così come Michelangelo Merisi non ebbe maestri,
non ebbe nemmeno degli scolari, dei seguaci, ma piuttosto una cerchia; non
definì una poetica vera e propria, delle ferree regole, ma destò consensi in
altri spiriti liberi, suggerendo, piuttosto, un atteggiamento.
Il percorso espositivo parte dal capolavoro di Caravaggio “Ragazzo morso da
un ramarro”, acquistato da Longhi alla fine degli anni Venti. Il dipinto risale
alla fine del periodo romano dell’artista ed è databile tra il 1596 e il 1597;
l’osservatore è colpito dall’espressione di stupore mista a dolore del
fanciullo, resa dal suo scatto improvviso, sorpreso dal morso dell’animale.
Caravaggio si è formato nel clima artistico del manierismo lombardo-veneto,
rappresentato nel percorso espositivo da alcuni lavori di Lorenzo Lotto,
Battista del Moro e Bartolomeo Passarotti. Di seguito, oltre quaranta opere
appartenenti a pittori del XVII secolo testimoniano l’importanza e l’influenza
che la rivoluzione figurativa del Merisi ebbe in tutto il mondo dell’arte
occidentale. Molte le tele riguardanti il primo caravaggismo, tra cui gli
“Apostoli” del giovane Jusepe de Ribera e la “Deposizione di Cristo” di
Battistello Caracciolo, uno dei primi seguaci napoletani del Caravaggio. Spicca,
poi, la “Negazione di Pietro”, il capolavoro di Valentin de Boulogne, la cui
ambientazione è un omaggio alla “Vocazione di San Matteo” del Merisi, oggi
nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Non mancano i dipinti degli
artisti fiamminghi e olandesi che subirono le fascinazioni caravaggesche, come
Gerrit van Honthorst, Dirck van Baburen e soprattutto Matthias Stom.
Ad una stagione più avanzata appartengono i due capolavori di Mattia Preti,
l’artista che più di ogni altro mantenne fino alla fine del Seicento la
vitalità della tradizione caravaggesca, e due tele di Giacinto Brandi con le
quali si conclude il percorso espositivo.
Il panorama dalla Terrazza Caffarelli Foto di Martina |
La mostra è uno stimolo interessante per approfondire sia la figura del
Caravaggio, e l’influenza che ebbe sugli artisti del suo secolo, sia quella di
Roberto Longhi, instancabile studioso dell’opera del Merisi.
TIP: prima di uscire dai Musei Capitolini, affacciatevi dalla Terrazza Caffarelli e ammirate lo splendido panorama di Roma: non ve ne pentirete.
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