Come le immagini ci usano
Con il Lazio in zona gialla
è bello poter riassaporare il gusto di entrare in un museo o trascorrere un
pomeriggio visitando una mostra.
“L’ora dello spettatore”, nella prestigiosa cornice di Palazzo Barberini, intriga già dal titolo.
Il
curatore Michele di Monte ha voluto, infatti, esplorare il tacito dialogo che
si stabilisce tra l’opera d’arte e lo spettatore attraverso una selezione di 25
opere d’arte, comprese in un arco temporale che va dal Cinquecento al
Settecento. La mostra si avvale di alcune opere appartenenti alle Gallerie
Nazionali Barberini - Corsini, approfondendone la conoscenza, ma anche di
prestigiosi prestiti nazionali ed internazionali, valorizzando la politica di
scambio con altre istituzioni museali.
Allestimento della mostra, "La bottega del Macellaio" di Bartolomeo Passerotti, "Venere, Marte e Amore" del Guercino |
L’arte in quanto tale si è
sempre rivolta ad un pubblico il cui compito non si limita al solo contemplare.
La richiesta sottesa dagli artisti è quella di partecipazione attiva, di una
collaborazione propositiva, escogitata attraverso soluzioni che coinvolgono
personalmente l’osservatore nella storia raccontata dal dipinto.
In che modo tutto ciò può avvenire?
Attraverso giochi allusivi, provocazioni e ironia, grazie ai quali lo
spettatore collabora alla piena realizzazione dell’opera stessa. Le cinque
sezioni in cui è suddivisa la mostra, analizzano concretamente quali sono i
modi in cui il pubblico interagisce con un’opera d’arte. Finestre, cornici e
soglie ci invitano tacitamente a varcare il confine tra la nostra realtà e
quella del quadro, come nel caso del capolavoro di Rembrandt “Ragazza in una
cornice”, in prestito dal Castello Reale di Varsavia: la giovane ricambia
intensamente il nostro sguardo, attendendoci al di là del confine della sua
cornice.
"Ragazza in una cornice", Rembrandt |
In altri casi, i protagonisti delle pitture si rivolgono intenzionalmente a noi: la Venere dipinta dal Guercino è tutta presa dallo spettatore su cui punta gli occhi, piuttosto che dal suo amato Marte. Spesso, poi, non si può guardare un’opera come semplici estranei perchè è proprio la pittura ad assegnarci la responsabilità talvolta di testimoni, altre volte di complici.
Il percorso espositivo ha,
quindi, come scopo quello di far sperimentare al pubblico i modi concreti con
cui l’arte ci chiede di riflettere su ciò che osserviamo, diventando spettatori
consapevoli.
TIP: con lo stesso biglietto
della mostra è possibile visitare anche la collezione permanente di Palazzo
Barberini. Oltre alle sale dedicate a Caravaggio e Guido Reni, vi consiglio di
prestare attenzione alla tela di Mattia Preti “Cristo e la Cananea” restaurata
dal laboratorio delle Gallerie Nazionali. Il focus costituisce un’importante
aggiunta al periodo romano del pittore, testimoniando l’influsso della scuola
veneziana sui suoi lavori.
"Cristo e la Cananea", Mattia Preti
INFO PRATICHE: non è
necessario l’acquisto on-line del biglietto d’ingresso.
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