Avete mai sentito parlare di questi due simboli di Roma? Sono delle vere e proprie icone cittadine, visto che si trovano solo qui!
Il nasone altro non è che la tipica fontanella pubblica che si incontra agli angoli delle strade; costruito in ghisa, è alto poco più di un metro e pesa circa un centinaio di chili.
Il nomignolo affettuoso dato da noi romani trae origine dalla cannella ricurva, proprio a forma di naso, dalla quale ci si disseta. In che modo? Si tappa il foro principale con un dito e si beve dal piccolo foro superiore, dal quale zampillerà l’acqua, ristoro tanto agognato nelle torride giornate dell’estate romana.
Il tipico nasone
foto di L. Frabotta
I nasoni si diffusero dal 1874 per volere dell’allora sindaco della Capitale, Luigi Pianciani; oggi se ne contano più di 2500.
TIP: sapete dove si trova il
più bel nasone di tutta Roma? Al Prenestino, in viale Giovanni Battiata
Valente, all’altezza del civico 139.
Esiste un altro tipo di
fontanella pubblica in travertino, diffusa soprattutto nei parchi. Realizzata a
partire dagli anni Trenta, l’acqua vi sgorga da una testa di lupa in ottone.
TIP: l’Acea ha creato un'app, Waidy, per andare alla scoperta dei 3000 punti idrici pubblici della
città: non solo nasoni ma anche case dell’acqua e fontane.
Altra icona della città è il sanpietrino, il caratteristico blocchetto di porfido usato per lastricare le strade e le piazze del centro storico. I sanpietrini sono posati l’uno accanto all’altro, senza uso di cemento, su uno strato di sabbia e pozzolana e vengono, poi, battuti ed incastrati dalle mani dei “selciaroli”.
Diffusi dall’epoca di
papa Sisto V per consentire una migliore viabilità ai carri, oggi sono causa di
non poche difficoltà per il traffico cittadino e per chi indossa un tacco 12!
La pavimentazione in sanpietrini di piazza San Pietro foto di Martina |
Da cosa deriva il loro nome?
Dal fatto che piazza San Pietro presenta proprio questo tipo di pavimentazione.
Forse, però, non avete mai
fatto caso ad uno in particolare dei blocchetti che compongono la piazza, il
cosiddetto “cuore di Nerone”.
Diverse sono le leggende al riguardo: la prima coinvolge Michelangelo, che l’avrebbe scolpito a ricordo di un amore sfortunato, anche se circola una variante che ha per protagonista Bernini, il quale avrebbe inciso il cuore perché non trovò mai l’amore vero.
La
seconda leggenda narra che fu una donna a metterlo in posa per celebrare
l’amore verso il marito, ingiustamente condannato a morte. L’ultima, lega il
cuore di Nerone ad un soldato garibaldino che lo avrebbe inciso il 2 luglio
1849, in seguito al discorso che Garibaldi pronunciò proprio qui a scioglimento
della Repubblica Romana.
Il "cuore di Nerone" foto di Martina |
Prima di lasciarti alla
caccia di questo sanpietrino, ti voglio dare un aiuto: la pavimentazione
intorno all’obelisco presenta la Rosa dei Venti, messa in posa dall’abate
astronomo Filippo Luigi Gilij. Il cuore di Nerone si trova vicino al disco
“sud-ovest” del vento di Libeccio.
Fammi sapere nei commenti se sei riuscito a trovarlo!
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