Alla scoperta del volto meno turistico della città
Venezia non è solo piazza San Marco e il Ponte di Rialto, è molto altro e vorrei raccontartelo in questo articolo che va oltre i soliti itinerari turistici, alla ricerca del volto più autentico della città, quello delle calli più silenziose, dei campi dalle iconiche panchine rosse, delle chiese che riflettono la loro facciata nelle acque dei canali.
Iniziamo da qualche consiglio pratico
sulla scelta dell’albergo. Se opti per il treno (come ho fatto io), ti
consiglio di sceglierlo nella zona di Cannaregio: molto vicina alla stazione di
Santa Lucia, è uno dei sestieri meno turistici ma non per questo meno romantici
o meno ricchi di storia.
DAY 1
Partiamo proprio scoprendo questo
quartiere, situato nella parte settentrionale della città. Qui i canali vennero
realizzati nel XVI secolo secondo una pianta rettilinea, molto singolare a
Venezia. Il primo ghetto ebraico della storia nacque proprio in questa zona ed
è un piccolo gioiello trascurato dal turismo di massa.
Angoli del ghetto foto di Martina |
#UNPÓDISTORIA
Gli Ebrei presenti a Venezia sin dal X secolo, rimasero confinati sull’isola della Giudecca fino al 1516, quando fu concesso loro di spostarsi a Cannaregio, quartiere di fonderie, chiamate in veneziano “getti”. Gli ebrei ashkenaziti pronunciavano questa parola “ghetti”, da cui deriva ghetto. Nel XVII secolo era abitato da quasi 5000 persone e i canali e le calli anguste non erano più sufficienti per ospitare tutte queste persone. Ecco che gli edifici incominciarono ad estendersi verso l’alto, conferendo al ghetto un aspetto originale, molto diverso dagli altri quartieri di Venezia.
Nel Campiello de le Scole sorgono la Scola Spagnola e la Scola Levantina, mentre nel vicino Campo del Ghetto Nuovo si trovano la Scola Grande Tedesca, la Scola Italiana e la Scola Canton.
TIP: il bistrot Upupa è il locale ideale
per mangiare degli ottimi piatti, godendo dell’atmosfera rilassata di questa
suggestiva piazza. Devi assolutamente assaggiare il calamaro ripieno: fantastico!
Lasciandoci il quartiere ebraico alle spalle, ci spostiamo alla Madonna dell’Orto, chiesa del XV secolo che colpisce già da lontano per l’aspetto orientaleggiante della cupola del campanile. Nella cappella absidale di destra sono custodite splendide tele del Tintoretto, mentre la cappella di San Mauro conserva la statua della Madonna Miracolosa, rinvenuta in un orto, da cui deriva il nome della chiesa.
La chiesa della Madonna dell'Orto foto di Martina |
TIP: lungo le vicine Fondamenta dei Mori, in un edificio quattrocentesco di colore rosso/rosa in stile gotico fiorito, nacque, visse e morì il pittore Jacopo Robusti, detto il Tintoretto. Sapete il perché di questo soprannome? Il padre era tintore di stoffe e da questa professione derivò il nome con il quale l'artista divenne celebre in tutto il mondo.
Sai che a Venezia non esistono piazze?
L’unica è piazza San Marco, le altre sono chiamate “campi”. Uno dei più
suggestivi della città è Campo Santa Maria Nova, abbellito ancora oggi dalle
celebri panchine rosse e da uno splendido scorcio su Santa Maria dei Miracoli.
Questa piccola chiesa, costruita tra il 1481 e il 1489, è un cofanetto
intarsiato perché la sua facciata è interamente rivestita di marmi policromi.
La chiesa di Santa Maria dei Miracoli foto di Martina |
Venezia ha un’altra sorpresa in serbo
per noi: la libreria più bella al mondo, la libreria Acqua Alta. Il perché è
presto detto. Affacciata su un silenzioso canale, è un piccolo mondo fatto di
libri, strani arredi, gatti e, ovviamente, acqua alta. Le sue chicche sono una
scala di libri e l’uscita di emergenza. La scala di libri è un riuso creativo
di volumi altrimenti destinati al macero che permette di godere di una
splendida vista sul canale e sul palazzo in cui Hugo Pratt ambientò un episodio
di Corto Maltese. L’uscita di emergenza offre un altro scorcio incredibile da
cui osservare la marea che sale e salutare qualche turista in gondola!
La Libreria Acqua Alta foto di Martina |
TIP: proprio all’ingresso, trovi una delle tante opere dello street artist Blub, famoso per aver “messo la maschera” a rinomate opere d’arte , al motto di “l’arte sa nuotare”; ne trovi una anche nel vicino Campo SS. Giovanni e Paolo: io mi sono divertita a dargli la caccia!
Una delle opere di Blub sparse per la città foto di Martina |
Concludo la giornata con un tramonto su
uno dei canali più suggestivi della città, Fondamenta Misericordia, gustando
un’ottima cena all’Ostaria da Rioba. Qui la cucina veneziana è rivisitata
dall’estro creativo dello chef che coniuga innovazione e tradizione: assaggia
le sarde in saor e mi dirai se non ho ragione!
I piatti dell'Ostaria Rioba foto di Martina |
TIP: passeggiando per questa fondamenta, aguzza la vista: ti aspettano ben due opere di Blub!
DAY 2
La laguna è costellata da piccole isole tutte vicinissime tra loro e tutte caratterizzate da tratti inconfondibili.
Il cuore mi porta verso l’isola di Burano, celebre per le case colorate dei pescatori.
Uno scorcio dell'isola di Burano foto di Martina |
TIP: Burano si raggiunge con diverse linee di vaporetto in circa 45 minuti (biglietto singola corsa 7.5€ per 75 minuti/ giornaliero 20€).
Le casette sono uniche nel loro genere: si dice che, in passato, venissero ridipinte ogni anno per permettere ai pescatori di riconoscerle da lontano. L’isola è famosa anche per la produzione di merletto, la cui meticolosa arte si perpetra da decenni. Anche qui si possono evitare i soliti circuiti turistici addentrandosi nei quartieri Giudecca e Pescheria, dove incrocerai facilmente vecchiette sedute sulla soglia di casa, impegnate nel lavoro ai ferri, o ragazzini che giocano per strada.
Se Burano non ti basta, un ponte di
legno la collega con l’isola di Mazzorbo, dove ti potrai immergere nel silenzio
di un’atmosfera bucolica.
TIP: se ti è venuta fame e vuoi pranzare in modo veloce, gustoso e tipico, i chicheti assaporati in un bàcaro sono quello che fa per te! Tranquillo, non sto parlando arabo, ora ti spiego: il bàcaro è la classica enoteca con cucina veneziana che serve un buon bicchiere di vino con degli stuzzichini, i cicheti; se adagiati su una fetta di pane tostato, i cicheti diventano crostini. A Burano il posto perfetto è il locale Pic-Nic: spritz, cicheti e piatti del giorno assaporati vista laguna, cosa vuoi di più?
La Scala Contarini del Bovolo foto di Martina |
Rientrando a Venezia, scendi con il vaporetto alla fermata San Zaccaria, vicino a piazza San Marco.
Non mi soffermo a parlarti di questa
piazza, della bellezza della chiesa e del campanile (tutte cose che già
saprai!), ma ti invito ad andare a scoprire la Scala Contarini del Bovolo.
Questa particolarissima scala a chiocciola, costruita nel 1499, è inserita in
una torre gotico-rinascimentale e dà accesso alle logge del Palazzo Contarini
del Bovolo (che vuol dire “chiocciola”, per l’appunto, in veneziano). Sali
sulla cima e ammirerai i tetti della città: al tramonto è uno spettacolo unico!
(ingresso 7€)
La vista dalla cima della Scala foto di Martina |
Dopo tutto questo camminare, scopro
casualmente un ristorante storico della città, immerso in un giardino
affacciato su di un canale: Al Baccaretto, dove potrai scegliere tra primi e
secondi della tradizione veneta, cucinati espressi sul momento. Io ho preso il
branzino alla griglia con polenta, accompagnato da un ottimo spritz!
Branzino e polenta foto di Martina |
DAY 3
Prima di lasciare Venezia, mi rimangono ancora due cose da fare: scoprire il murales di Bansky “il Naufrago Bambino” e girare per la Giudecca.
Prima tappa è la zona di Campo Santa
Margherita: affacciato su di un canale, trovo l’opera realizzata con la
tecnica dello stencil, raffigurante un bambino nel momento dello sbarco, con il
giubbetto di salvataggio e con un razzo segnaletico in mano. È molto suggestiva
per la sua posizione ed evocativa per il legame che i migranti hanno con
l’acqua.
L'opera di Bansky foto di Martina |
Da qui, per la seconda tappa, prendo il
vaporetto alla volta della Giudecca, ambita meta di villeggiatura della nobiltà
veneziana. Formata da otto isolotti e rinomata per i suoi splendidi giardini,
il suo profilo è dominato dalla chiesa del Redentore, capolavoro del Palladio.
#UNPÓDISTORIA
Nel 1577 Venezia era funestata già da un anno da una terribile epidemia di peste che ne aveva decimato la popolazione. Il Doge fece, così, voto di erigere una chiesa dedicata al Redentore, dove ogni anno il popolo si sarebbe recato in solenne processione, se la città fosse stata liberata da questo flagello. Da allora, la terza domenica di luglio sul canale della Giudecca viene realizzato un ponte votivo di barche che collega l’isola con le Zattere.
La chiesa del Redentore foto di Martina |
Passeggiando lungo le banchine, non ti
sfuggirà un piccolo palazzo in stile neogotico (1912), la Casa dei Tre Oci,
così chiamata per le strane finestre della sua facciata: dai un’occhiata alla
locandina perché qui troverai sempre interessanti mostre fotografiche!
TIP: prima di riprendere il vaporetto alla fermata Zitelle, dai un’occhiata intorno a te: c’è un Blub che ti aspetta!
Per approfondire la street art della città lagunare clicca qui.
Spero, con questo itinerario non convenzionale, di averti fatto scoprire un altro volto di Venezia.
Se ti va, fammelo sapere nei commenti!
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