Una mostra evento su “the social artist”
Jago, pseudonimo di Jacopo Cardillo, è uno degli artisti
contemporanei protagonisti della scena internazionale, complice la sua innata
capacità comunicativa e il successo che riscuote sui social: non a caso è
chiamato “the social artist”.
A Palazzo Bonaparte, nuovo spazio espositivo della Capitale, si tiene la prima mostra a lui dedicata, riunendo una serie di opere realizzate fino ad oggi.
Jago The Exhibition
foto di Martina
Prima di raccontarti del percorso espositivo, ci tengo a dire perché Jago è così amato, soprattutto dai più giovani. L’artista coinvolge il suo pubblico in ogni momento della creazione grazie a video e dirette streaming. Questo percorso condiviso consente allo spettatore di non essere un mero osservatore, ma di diventare parte integrante del momento creativo ed esecutivo delle opere di Jago. Scultore potente, il suo sguardo è sempre rivolto alla tradizione, in un gioco di rimandi che attualizza temi cari al patrimonio artistico-culturale. La volontà dell’artista è quella di generare una serie di riflessioni nel pubblico, riguardanti la condizione attuale della società in cui viviamo.
Ma ora, incamminiamoci nel percorso espositivo!
Nella prima sala si incontrano le origini del lavoro di Jago,
costituite da sassi raccolti nel greto di un fiume alle pendici delle Alpi Apuane,
sapientemente scolpiti: ecco da cosa hanno origine Memoria di sè ed Excalibur.
Apparato Circolatorio, 2017
foto di Martina
L’installazione Apparato Circolatorio (2017), nella sala successiva, traduce la frequenza del battito cardiaco in un’opera d’arte: trenta cuori, ognuno diverso dall'altro, sono esposti in sequenza; un video in loop rappresenta la loro contrazione, ricreando l'esatto movimento di un cuore nel corso di un singolo battito.
La storia di Habemus Hominem (2009-2016), successiva tappa
del percorso espositivo, è molto particolare. Nel 2010, a soli 24 anni, Jago
venne invitato da Vittorio Sgarbi ad esporre, nel Padiglione Italia della 54ª
edizione della Biennale di Venezia, un busto in marmo che raffigurava Papa
Benedetto XVI, intitolato Habemus Papam. Nel 2013, con la rinuncia al soglio
pontificio da parte di Papa Ratzinger, l’artista decise di spogliare la scultura
dei paramenti liturgici, rinominandola Habemus Hominem (2016). Il volto del
pontefice, una volta severo, ora ci sorride con un’inedita dolcezza.
Sdraiandosi sui divani che si trovano nella sala, si potrà vedere, proiettato
sul soffitto, il video della sua creazione.
Posta in una sala con un’ampia finestra che affaccia su piazza Venezia, lo spettatore viene totalmente catturato dalla Pietà (2021), colpita da un fascio di luce naturale che enfatizza ancor di più la drammaticità del momento rappresentato. Anche in questo caso, il tema è uno dei più affrontati nella tradizione iconografica occidentale ma la figura femminile è sostituita da un uomo, il cui viso è segnato drammaticamente da una smorfia di dolore.
Chiude il percorso una sala fatta di specchi, riflessi e luci
rosse che ospita la Venere (2018), scultura che nulla ha a che fare, se non
nella posa, con le veneri della nostra tradizione iconografica. Priva di ogni
afflato di bellezza, sconcerta per il crudo realismo con cui è raffigurata la
vecchiaia, inducendo a riflettere sui concetti di giovinezza e di bello.
Concludo raccontandoti una grande novità nel panorama espositivo italiano: Palazzo Bonaparte si trasformerà, nel corso della mostra, nello studio di Jago per la realizzazione della sua prossima scultura!
TIP: sai che a Palazzo Bonaparte puoi vedere, nello stesso
periodo, un’altra mostra? È quella di Bill Viola, fra i più apprezzati artisti
della videoarte.
Ti lascio qualche info pratica e buona visione!
Palazzo Bonaparte, piazza Venezia 5
dal lunedì al venerdì 9-19
sabato e domenica 9-21
Intero 15€
Ridotto 13€ - bambini 6€
Biglietto combinato Bill Viola e Jago 20€
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